
Calcio
Grifone, come si è arrivati a tutto ciò?

Grosseto. Il glorioso Grifone sta vivendo una crisi nera, nerissima, sicuramente una delle peggiori in assoluto in centotre anni di storia. Si cerca di correre ai ripari provando a ripartire in qualche modo, soprattutto tentando di frenare la caduta libera che potrebbe portare dalla Lega Pro (ovvero il terzo livello calcistico su nove) né in D né in Eccellenza, ma addirittura in Promozione regionale (cioè il sesto livello)! Secondo noi, sarebbe già umiliante per una città di oltre ottantamila abitanti, capoluogo provinciale, ripartire dall’Eccellenza, figuriamoci dalla Promozione, ma la cifra raccolta al momento (circa 115.000 euro più altri 110.000 potenziali di uno sponsor) non è ancora adeguata allo scopo. Dunque, da una parte c’è l’esigenza di ripartire comunque e subito, mentre dall’altra si fa strada anche il discorso del Gavorrano, ma solo nell’ipotesi tracciata da noi di Gs, mentre il prossimo anno le cose potrebbero cambiare radicalmente in meglio. Premesso tutto ciò, la domanda che vogliamo porci è la seguente: come si è arrivati a questa situazione? Ebbene, ormai è inutile voler difendere l’indifendibile, visto che la colpa principale è sicuramente di Piero Camilli, il quale, col suo abbandono, ha lasciato solo macerie. Non sappiamo quanto egli abbia studiato la situazione, anche perché possiamo dimostrare che i propositi di risalita in B, di allestimento di uno squadrone e i contatti con Braglia non erano veri, ma verissimi. Ad ulteriore dimostrazione di quanto detto, erano già state ordinate e consegnate ben tre divise complete (ovvero prima, seconda e terza maglia) per la stagione 2015-16 marchiate Errea. Tuttavia, appena uscita la notizia riguardante l’Ac Roselle pronto a costruire (a proprie spese) strutture sportive e a gestirle per ventisei anni, Camilli, forse messo su dalle parole di qualche condifente malfidato, ha cambiato improvvisamente registro e, per la prima volta, ha minacciato l’abbandono, cosa già prospettata a Viterbo. Dunque, mentre nella Tuscia c’era chi temeva il peggio, qui, grosso modo fino al 10-12 di giugno i sentimenti erano opposti. Da quel momento, invece, il rapporto si è invertito, come dimostrato dalla lettera inviata da Camilli a Bonifazi, nella quale, ufficialmente, l’ex-patron unionista ha manifestato (per l’ennesima volta in quindici anni) propositi di abbandono. Il sindaco, però, non ha preso troppo sul serio la minaccia e, qui sta l’errore, ha risposto pubblicamente a Camilli, mentre forse sarebbe stato più corretto farlo in forma ufficiale, ma privata, proprio come aveva ricevuto la missiva dell’imprenditore castrense. Resta il fatto che il 30 giugno Camilli ha pugnalato un’intera città, non iscrivendo il Grosseto in Lega Pro. Infatti, in tale circostanza sarebbe bastato iscrivere il Grifone e poi portare “le chiavi” a Bonifazi per mettere ugualmente in difficoltà l’amministrazione comunale, ma uscendo in ben altro modo di scena. Lo “schiaffo” da dare, però, doveva essere fortissimo e Camilli non ci ha pensato due volte a rifilarlo non solo al Comune di Grosseto, ma anche a tutti quei tifosi che l’hanno davvero amato nel corso della sua permanenza in Maremma. Pensate al danno fatto a Grosseto, trovatasi nuda di fronte ai propri limiti (con un’imprenditoria da sempre allergica a contribuire fattivamente alle vicende unioniste) e con pochissimo tempo a disposizione per trovare soluzioni. Certo, il Comune di Grosseto, già lo scorso anno, dopo la vendita del Grifone a Ceniccola, poi rientrata, avrebbe dovuto sondare il terreno e provare a trovare, per l’intera stagione appena conclusa, soluzioni adeguate prima di lasciare andar via un imprenditore dalle potenzialità economiche come quelle di Camilli, ma se l’ex-presidente avesse iscritto il club in Lega Pro, come era giusto che facesse, l’appetibilità stessa del sodalizio unionista sarebbe stata assai differente. Ad esempio, uno come Lucchesi (insieme ai suoi amici imprenditori) sarebbe stato interessatissimo (come confermatoci personalmente) a rilevare il Grosseto per iniziare un ambizioso programma pluriennale. Ovviamente, con un Grosseto perso tra i dilettanti tale interesse è venuto meno. La verità, però, è che Camilli non ha mai voluto vendere il club neppure quando sono andati da lui imprenditori seri come Bacci. D’altronde, il famoso Comandante (come ribattezzato dai tifosi unionisti) ha sempre detto: <<Quando me ne andrò, vi lascerò dove vi ho preso!>>. Beh, peccato che abbia fatto anche peggio di quanto promesso! Inoltre, ciliegina sulla torta, dopo aver detto e scritto a tutti di voler lasciare il calcio perché stanco di questo mondo, ha pensato bene di iscrivere la Viterbese in D e di allestire una formazione con i fiocchi, probabilmente pronto anche a fare domanda di ripescaggio in Lega Pro, alla faccia di Grosseto e dei grossetani. In ogni caso, la verità di certi atteggiamenti e il motivo del cambiamento repentino li conosce solo Camilli. Inutile offrirgli mille scuse e giustificazioni, magari adducendo che il Comune non gli ha consentito di fare una cosa piuttosto che un’altra, visto che, per quanto ne sappiamo, almeno in forma ufficiale l’ex-presidente biancorosso non ha mai presentato alcun progetto. Inoltre, i rapporti di Camilli con l’amministrazione comunale non sono stati buoni neppure col centrodestra, tranne che nel periodo amministrato dal pro-sindaco Bellettini e nel primo mandato di Bonifazi. Dal 2009, poi, è iniziata la frizione di Camilli con la tifoseria unionista con l’operazione pisana e le ripetute uscite contro la città, la grossetanità e altre amenità varie, poi sempre sminuite e rientrate. Da lì, non a caso, sono cominciati gli allontanamenti di tanti tifosi dallo Zecchini e la lenta caduta in Prima Divisione (sicuramente favorita dai problemi derivanti da Scommessopoli). Ecco, a giugno 2009, dopo la “beffa” nei play-off, Camilli, anziché pensare a prendere il Pisa, avrebbe dovuto provare a vincere ancora per andare in A e l’arrivo di un fantastico giocatore come Pinilla ha solo annebbiato gli occhi dei grossetani, che hanno creduto che nulla fosse cambiato, mentre in realtà era iniziata una lenta agonia. Altro che “gioiello di famiglia”! Gli stessi adorati figli di Camilli, Vincenzo e Luciano, che avevano giurato amore eterno al Grifone si sono imbarcati subito con grande entusiasmo nell’avventura della Castrense, trasformatasi magicamente in Viterbese (con buona pace dei tifosi del piccolo paese amministrato proprio dall’ex-presidente unionista e per la felicità di quelli del capoluogo della Tuscia). Tutto ovvio e lecito, ci mancherebbe, ma le parole, almeno per chi scrive, hanno ancora un valore e Camilli, che asserisce che la sua stretta di mano valga più di un contratto scritto, dovrebbe comprendere (ma secondo noi lo sa) di non aver rispettato quanto affermato in più circostanze. Poco importa che magari si sia pentito del gesto fatto e che mandi messaggi più o meno diretti al Comune di Grosseto, magari utilizzando la sua rete (ancora consistente, credeteci) di sostenitori, perché la colpa di questa situazione è e resterà per sempre essenzialmente sua. Sia chiaro, però, che anche il Comune ha le sue colpe, ma queste non sono neppure lontanamente paragonabili a quelle di Camilli. Un errore madornale, secondo noi, è stato compiuto dall’amministrazione cittadina al momento in cui non ha creato un nuovo club. Vogliamo dire che il nuovo Grosseto sarebbe dovuto nascere al massimo entro il 2 luglio e non andare dietro a chimere con trattative durate tredici giorni che non hanno prodotto neppure un euro versato! L’Ac Grosseto è nato il 17 luglio, in pratica sono state sprecate oltre due settimane di tempo durante le quali la raccolta avrebbe potuto essere assai più consistente, soprattutto se la struttura societaria fosse stata improntata sul modello del nuovo Parma, come suggerito (in forma privata) dal nostro Luca Ginanneschi a chi di dovere. C’è stato, poi, anche chi ha voluto mettere artificiosamente contro sindaco e vice, col risultato di scaldare gli animi per un fatto inesistente o di modestissima entità. Chiaro anche che non è mai esistito il famoso Piano B sbandierato da qualcuno con enfasi fin dall’anno passato, altro motivo che ha fatto credere alla piazza che il futuro del Grosseto sarebbe stato buono anche senza Camilli. Infine, l’ultima grande delusione ieri pomeriggio, con una trattativa saltata sul filo di lana, il cui eventuale esito positivo avrebbe cambiato incredibilmente in meglio la storia unionista. Dunque, oggi siamo qui a raccontarvi di un Grosseto che ancora non sa in quale categoria giocherà, ma che intanto dovrà affiliarsi alla Figc regionale per giocare poi in Eccellenza o in Promozione e che, contestualmente, dovrà cambiare l’organigramma societario, nominando (con grande probabilità) presidente dell’Ac Grosseto il bravo Stefano Osti (che va solo ringraziato per l’opera fin qui svolta). Il tutto mentre ci potrebbe essere sempre la possibilità di puntare a far giocare il Gavorrano allo Zecchini. Insomma, a volte si devono ingoiare bocconi amari e si è soliti dire che <<Piuttosto che niente è meglio piuttosto>>, ma mai come in questo caso potrebbe essere giunto il momento di fermarsi, anziché rischiare di umiliare inutilmente il nome di Grosseto con un campionato (di Eccellenza o di Promozione) che potrebbe rivelarsi non all’altezza delle aspettative. Ognuno, però, ha i suoi gusti…
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