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Ciclismo

Il toscano Scafuro al traguardo della Silk Road Mountain Race

Ce l’ha fatta! Gianluca Scafuro ha terminato la Silk Road Moutain Race 2021! Ci congratuliamo per questo incredibile traguardo! Rientrato ieri in Italia, Gianluca racconta la sua esperienza nella ultra race più dura del pianeta.

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Rivediamo Gianluca dopo 21 giorni da quando è partito per la Silk Road Mountain Race, e nei suoi occhi si legge chiaramente l’emozione di aver compiuto un’impresa! Come stai? “Gli ultimi giorni di gara sono stati davvero duri. Dal Checkpoint 3 al Son Kul Lake, il mantra e’ stato  «Ci sono! Arrivo!». Interminabili sezioni in bici e a piedi, terreni accidentati e quasi 10.000m di dislivello negli ultimi 300 km. Inoltre, il famigerato Kegety Pass con 3.780 m e il suo passaggio con la tormenta di neve  e – 2 gradi, temporali e tempeste di neve. “È stata veramente una sofferenza, però veramente piena di emozioni, pazzesca, una lotta di nervi e muscoli, una lotta per la sopravvivenza…”

Gianluca e’ felice di aver raggiunto l’obiettivo dopo 1.859 km e oltre 34.000 metri di dislivello. E il tutto con l’ottimo 15° posto nella classifica generale. Più della metà dei partecipanti si e’ ritirata. Sia a causa della durezza del percorso, del tempo, dell’inaccessibilità, dei danni meccanici o delle cadute. La conquista più grande di tutte è stata quella di arrivare al traguardo. Missione completata!

La durezza di questa sfida, Gianluca con gli altri riders, l’avevano compresa fin prima della partenza, con il lungo trasferimento dalla capitale in navetta, il ritardo, i tir con le biciclette che non arrivavano mai, la cena offerta loro dagli avanzi di un matrimonio, le poche ore di sonno passate in una scuola abbandonata nell’attesa della partenza, insomma le premesse di gara piu’ dura del mondo c’erano tutte.
Qual’è stato l’approccio con la gara più dura del mondo? “Per prima cosa, grazie a tutti quelli che mi hanno seguito! Mi hanno detto che siete stati tantissimi a seguire i puntini sulla mappa live. Dev’essere stato faticoso anche per voi!” – sorride e aggiunge: “Mi ero messo in testa di partire con i primi perché volevo vedere come andavano in salita. Il primo passo subito tremendo, la discesa ancora di più! E solo al pensiero che senza il ritardo delle biciclette l’avremmo dovuta affrontare al buio, mentre cosi’ l’abbiamo fatta con le luci dell’alba mi ha fatto pensare che eravamo stati fortunati…” – prosegue: “È stata veramente una sofferenza, piena però di emozioni pazzesche che sono difficili anche da raccontare. Una lotta di nervi e muscoli per la sopravvivenza “sportiva” ma non solo, in alcuni momenti il tracciato sfiorava l’impossibile tanto da mettere a dura prova mentale oltreché fisica tutti noi tanto che ho assistito, al secondo giorno, a un abbandono in diretta di un atleta accanto a me che dopo aver spinto la bici per una salita di 7 km nella notte, era rimasto senza luci e cibo e in preda a una crisi emotiva scoppiando in lacrime ha premuto il pulsante SOS sul GPS Tracking informando così gli organizzatori del suo ritiro.” 
Quindi un mix micidiale di emozioni. E i problemi meccanici? “Quelli un incubo per tutti! Io alla fine sono stato anche abbastanza fortunato, nella sfortuna…una volta che mi sono ritrovato con un raggio rotto, la stabilità della ruota era compromessa e quei terreni sono terribili per un mezzo non equilibrato. Fortunatamente sono riuscito a riparare il danno ma i problemi me li son portati dietro fino alla fine e per rischiare il meno possibile non ho mai spinto forte, soprattutto in discesa! Sono stati 50 i ritiri e tanti proprio per problemi meccanici. Alla fine è andata bene.”
Sei arrivato 15esimo, ottima anche la classifica! Come hai fatto a tenere d’occhio le posizioni durante una gara di questo tipo? “In realtà non ho mai inseguito la classifica! La connessione viaggiando di media a 3000m di altitudine ce l’hai una volta ogni tanto e sinceramente ci fai poco caso. Sei talmente stanco che meno tempo passi a controllare la classifica sul telefonino meglio è! Nei pochi momenti di pausa, già dormi poco e male, per non parlare di cosa vuol dire passare la notte in quota, su un letto di sassi, rannicchiato per sentire meno freddo e la condensa dentro la tenda perchè fuori c’era il gelo, notti in bianco. E la situazione non era tanto diversa nei checkpoint (3 in tutto) dove gli atleti continuano ad arrivare e partire a tutte l’ore della notte, insomma dormire un po è un optional e la cosa la sentivi il giorno dopo quando passavi 12 ore sulla sella. E’ stata dura da tutti i punti di vista! Per non parlare del meteo che cambia due tre volte al giorno, si passa dal sole alla pioggia, da temperature vicine e sotto zero di notte in quota ai 35° nelle valli.”
Come hai affrontato queste temperature estreme? “In tutta la gara, mi è successo di prendere due tempeste di neve, sicuramente molto scenografiche e molto impegnative, però essendo un freddo secco se uno si protegge muovendosi, non hai grossi problemi. Diciamo che ogni problema preso singolarmente è sopportabile ma con il passare dei giorni si accumula la stanchezza, il freddo, i guasti meccanici ed è lì che il confine tra continuare e mollare si assottiglia sempre di più! Se superi quel momento è fatta! E il fattore mentale è fondamentale, devi riuscire ad andare oltre la fatica che non è quella fatica che ti fa dire non ce la faccio più, è stanchezza estrema generale, dolori al soprasella, formicolii alle mani, torcicollo e pelle secca che sotto il sole ti cuoce. Tutto sopportabile o almeno si passa oltre…”

Cosa ti rimarrà impresso di questa esperienza? “Semplice dire la bellezza dei paesaggi, la natura selvaggia, le vette maestose e il cielo azzurro ma fondamentale è stato l’incontro umano con alcuni atleti, soprattutto 4 persone che  Markus, Philipp e Nico (Tedeschi) e
Timothé (Francese) in mezzo sicuramente molte altre persone con cui abbiamo scambiato conoscenze, segmenti del tracciato oppure condiviso un luogo nella notte con la tenda o in guesthouse, da quel punto di vista molto molto bello.”

Il popolo Kirzigo? “Sono un popolo molto civile e orgoglioso, in generale alla mano, ci hanno sempre salutato curiosi spesso galoppando accanto a noi i loro fedeli cavalli.”
Il momento più difficile dei 1859km? “Sicuramente gli ultimi 110km. Due montagne sopra i 2800, una terza a 3300 in cui non era possibile pedalare. Quindi ho fatto circa 25 km a piedi, spingendo la bici in molti punti, i classici 20 m e sosta 20 metri e sosta e spingere la bici, magari su terreno scosceso è proprio impegnativo anche da un punto di vista fisico, senza dimenticare l’ossigeno che scarseggia sopra i 3000m e quindi il respiro corto è la regola. Tutti questi sforzi sono da fare con assoluta calma, perché altrimenti lo paghi con gli interessi dopo e rischi di non riuscire a muovere la bici perché hai dolore dovunque. Io la stanchezza maggiore l’ho avuta alle braccia e le spalle perchè la bici comunque pesava 30 kg e non è una cosa semplice affrontare salite e discese. E gli ultimi 110km che sulla carta sembravano fattibili in 10h alla fine li ho percorsi in 14-15h…sembravano infiniti! Comunque in definitiva sono contento per tutto, zero problemi fisici e gambe che hanno sempre risposto bene!
Programmi per il fine stagione? “Ora ci riposiamo qualche giorno poi mi piacerebbe pensare di partecipare all’altra grande competizione in solitaria in un posto di una bellezza incredibile come il Marocco, l’Atlas Mountain Race che causa Covid19 è stata rimandata a Febbraio 2022, vediamo! Un grazie di cuore ai ragazzi della mia squadra fiorentina, Cykeln Team e per il supporto di Selle SMP, Cicli Poccianti di Sesto Fiorentino e Giacomo Daviddi!
 
NUMERI DI GIANLUCA ALLA SRMR 2021
Partenza: 14 Agosto 4:23:00 am (UTC+06:00)
Arrivo: 25th Agosto 8:30:00 pm (UTC+06:00)
Tempo Impiegato: 280h 7m 0s
Tempo in movimento: 151h 12m 35s
Pause totali: 128h 54m 25s
Distance: 1,859 km
Dislivello: 34.000 m
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