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Lettera UILFpl Toscana Sud Est: La battaglia sull’Emergenza da Covid-19 si combatte strategicamente sul Territorio per non appesantire i Presidi Ospedalieri
La UILFpl Toscana Sud Est, interviene nel dibattito a cui assistiamo in questi giorni nei media locali maremmani, riguardo il personale sanitario impegnato nell’emergenza Covid_19, ed in merito alle modalità organizzative per fronteggiarla.
Da un lato, per quello che la scrivente Organizzazione ha avuto modo di constatare, dato che partecipa attivamente a tutte le trattative con l’Azienda Sanitaria Toscana Sud Est, l’assunzione, dall’inizio del lockdown, di circa un migliaio di operatori sanitari nel comparto (Infermieri, Operatori Socio Sanitari, Tecnici, ecc), assunzione ripresa, nei giorni scorsi, in modalità “urgente” per Operatori Socio Sanitari ed Infermieri.
Dall’altro, alla riorganizzazione dell’Azienda Sanitaria, al potenziamento delle USCA con un nuovo assetto di alcuni presidi ospedalieri, al fine di fronteggiare il crescente aumento dei ricoveri in area Covid, con rimodulazioni di reparti volti ad ottimizzare l’organizzazione e consentire di liberare spazi e risorse importanti.
Eppure, alla luce delle ultime criticità emerse, tutto questo sembra non bastare.
Come UILFpl vogliamo andare “oltre” le importantissime ed ineludibili necessità di incremento del personale in campo sanitario, che, comunque, da quel che vediamo, viene gradualmente assunto (oltre a quanto sopra menzionato, si tenga conto che è “ferma” per un ricorso amministrativo, una graduatoria di mobilità esterna per un numero “importante” di infermieri che varia tra in 100 ed i 200).
Riteniamo infatti fondamentale porre la nostra attenzione su quello che noi crediamo “strategico” per combattere e permettere ai Presidi Ospedalieri di operare con modalità più incisive nella lotta al Covid: l’Organizzazione delle Cure Territoriali e di prossimità
Se il “territorio” non funziona a pieno regime o non è ben organizzato, si appesantisce l’attività nosocomiale; si tenga conto che in fase di grande difficoltà come quella attuale, l’accesso ai DEA di utenti con problematiche sociali tali da non consentire l’isolamento domiciliare, è considerevolmente aumentata.
La soluzione afferente e pertinente sarebbe quella dell’Albergo Sanitario, per il quale, non risulta, attualmente, la presenza di una praticabilità
Non solo, dal mese di ottobre, si sono registrati, leggendo i media, casi al “Misericordia” di una maggior severità Clinica, con il numero dei pazienti che aumenta nelle degenze Covid, mentre nella terapia Intensiva sta aumentando la pressione nella gestione dei casi.
La degenza media dei pazienti è ovviamente molto elevata per le difficoltà persistenti nella dimissione dei pazienti, dato che tutti i degenti che superano la fase acuta non trovano la capacità ricettiva del territorio che non dispone di cure intermedie destinate ad accogliere la specifica tipologia di convalescenti.
Alla carenza di alberghi sanitari, quindi, si associa anche la mancanza di strutture per le cosiddette cure intermedie.
Alberghi Sanitari, Cure Intermedie mancanti e/o insufficienti, insomma una situazione Organizzazione Territoriale che a noi appare “carente”. E sia ben chiaro, che per la UILFpl di Area Vasta l’approntamento di queste strutture mancanti nel nostro territorio, non deve “passare” dall’alienazione delle Strutture RSA esistenti a carattere pubblico come il “Pizzetti” e le altre presenti nella Provincia di Grosseto.
E questo, al di là degli annunci sui potenziamenti degli USCA, sull’Infermiere di Famiglia od altro; quello che manca, a nostro avviso, è una politica “d’insieme” che stenta a decollare.
Per non parlare della mancanza di funzionalità delle Case della Salute (a cui sono legati i Medici di medicina generale, il Personale sanitario di comparto e la diagnostica) una cosa che a noi, sinceramente, appare semplicemente come un “cold case” (caso irrisolto).
Per la scrivente la UILFpl di Area Vasta, è fondamentale un organizzazione dei servizi territoriali capillare ed efficace, con tentativo di cura dei contagi” a casa”, attraverso una rete dei medici di base e senza le corse agli ospedali trasformati, come nel caso dell’Italia, in giganteschi “centri” di cura, con tutti rischi che a ciò conseguono, sia in termini di incisività del trattamento, che di “rischi” di “ulteriori contagi”.
(Dott. Sergio Sacchetti)