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Coronavirus: ce la faremo, ma fermiamoci davvero
Grosseto Quando io e Ilario Uvelli, fotografo di Gs, siamo partiti per le nostre vacanze in Cambogia e in Thailandia, molti nostri amici e conoscenti ci hanno dato dei pazzi. <<Dove andate? State a casa! Là c’è il Coronavirus, qua no!>>. Rammento sempre questa frase ricorrente e me la sono ripetuta mentalmente durante il nostro soggiorno nella Terra dei sorrisi (la Thailandia), soprattutto quando ho cominciato a leggere e a ricevere notizie catastrofiche dall’Italia. Lo dico subito, dove eravamo noi l’immagine del nostro Paese non è apparsa al meglio, anzi, solite battutine sugli italiani e sul nostro caos perenne. Battute a parte, però, ricordo che a inizio febbraio rappresentanti delle massime istituzioni del nostro Paese hanno garantito come l’Italia non corresse alcun pericolo, forte di un sistema di prevenzione e di contenimento dei virus che ci avrebbe dovuto tenere isolati dal problema. Al contrario, però, mentre in Thailandia i contagi sono diventati 49 con 1 morto (ma quando erano 39 oltre la metà di questi erano già guariti), l’Italia è divenuta ben presto il secondo posto al Mondo più colpito dal Coronavirus dopo la nota Cina. Dunque, che cosa è successo per farci arrivare a dichiarare l’intera penisola italiana una zona arancione? Qualcuno sostiene che le misure adottate dal governo Conte siano eccessive, ma di sicuro sono figlie di errori commessi all’inizio, quando tutto poteva essere controllato e isolato. Adesso, per non correre più rischi, è stata decisa l’estensione in tutto il Paese della zona arancione, ma restano punti da chiarire. Perché nessuno preposto a farlo interviene per multare chi affolla luoghi pubblici come avvenuto ieri pomeriggio al parco Giotto (il Velodromo) quando si sono riversate lì intere famiglie? Perché tenere gli uffici pubblici (non fondamentali) aperti, magari mentre i predetti dipendenti hanno a casa figli con le scuole chiuse? Stamattina, tanto per dirne un’altra, ho visto con i miei occhi un mio conoscente andare a correre, come se nulla fosse, in un viale Giusti desolamente vuoto (a Barbanella, quartiere di Grosseto, per chi ci legge da fuori). La sensazione è che ci sia ancora tanta confusione. Persone che snobbano il pericolo, come se loro fossero immuni al Coronavirus e pensano di poter agire in barba ai divieti oppure soggetti che, in preda all’isteria collettiva, si recano a fare incetta di generi alimentari, magari in due o tre per famiglia (in violazione di quanto predisposto). Lascio immaginare, poi, il senso di desolazione e incredulità che io e Ilario abbiamo provato trovando prima un aeroporto di Bangkok semivuoto, poi un volo Thai (preventivamente sanificato) pieno di posti vuoti e infine l’aerostazione di Fiumicino pressoché deserta, da dove siamo usciti superando il controllo del termo scanner. Ho e abbiamo creduto che si trattasse solo del primo impatto, ma una volta giunti a Grosseto è sembrato di vivere in un film di quelli apocalittici. Strade vuote, qualche rara macchina e nulla più. Nella serata di lunedì, poi, l’annuncio dell’estensione dell’area arancione a tutto il Paese. Una botta pazzesca a livello psicologico ed economico, dalla quale l’Italia sono certo riuscirà a riprendersi, perché noi italiani siamo strani, magari oltre ai noti pregi abbiamo tanti difetti, ma quando c’è bisogno di ricominciare non ci batte nessuno. Ora, però, è il momento di iniziare a ripensare al nostro futuro, a come viviamo, a quali sono le nostre priorità, persino a volerci più bene, perché un fottutissimo virus ci ha ridotto in queste condizioni e dobbiamo trarne una lezione salutare. Pace per quello che succederà nello sport. Conta la salute, contiamo noi italiani, le nostre famiglie, i nostri figli, gli amici e tutto il nostro Paese. Per le eventuali negligenze e responsabilità ci sarà modo di capire, ma adesso pensiamo solo a fermarci per un po’ per battere definitivamente il nostro nemico invisibile.
Grandi riflessioni in questo articolo che ho molto apprezzato. Italiani popolo al di là di tutto meraviglioso che alla fine capiranno il pericolo. Naturalmente occorre che le autorità preposte ai controlli facciano il loro dovere drasticamente. Perché non vorrei che si verificassere situazioni sgradevoli come lo scorso fine settimana quando Roma si era trasferita in massa all Argentario. Speriamo che i controlli aumentino e chiunque di noi sbaglia paghi.
Un grazie a tutti coloro che in prima linea combattono. Aiutiamoci anche noi con più senso di responsabilità.