Un’intervista per raccontare la vela vissuta e insegnata da chi l’ha scelta come stile di vita: Nedo Catinelli, oggi punto di riferimento della scuola vela della Lega Navale Italiana di Follonica. Com’è iniziata la sua avventura nella vela? «Ho cominciato a praticare vela all’età di 13 anni, nel 1977, al Centro Velico Piombinese. A quei tempi, per diventare soci, bisognava avere almeno 14 anni, ma grazie ai corsi promossi dalla Federazione e ai primi titoli di allievo istruttore, sono entrato subito in un ambiente dove la vela era passione pura.» Dalla passione all’agonismo: quando è scattata la scintilla? «Con il Centro Velico Piombinese ho iniziato a regatare in classe 420, partecipando a zonali, nazionali e campionati. Poi mi sono dedicato alla tavola a vela, la futura classe olimpica del windsurf. Ho ottenuto buoni risultati fino alla metà degli anni ’80, quando ho deciso di lasciare l’agonismo per dedicarmi completamente all’insegnamento.» Ha collaborato con diversi circoli prima di approdare alla Lega Navale di Follonica.«Esatto. Dopo circa vent’anni al Centro Velico Piombinese e due anni alla Lega Navale di Piombino, sono stato per vent’anni al Club Nautico Follonica, dove ho lavorato come istruttore e allenatore, anche nel settore agonistico. Dal 2021 sono alla Lega Navale Italiana di Follonica: è qui che continuo oggi il mio percorso, affiancando i giovani e seguendo la scuola vela.» Ci parli delle sue squadre e dei risultati più recenti? «Con i ragazzi del nostro circolo abbiamo costruito due squadre solide. Nel 2023 siamo arrivati terzi juniores al mondiale Feva. Nel 2024 è arrivata la vera consacrazione: campionesse italiane femminili U17, vincitrici del mondiale Feva femminile, quarti assoluti e ottimi piazzamenti in tutte le regate più importanti. Oggi seguo circa 22 atleti, divisi tra la squadra Feva e la classe RS500, con cui affronteremo anche il campionato mondiale.» Cosa la spinge, dopo 45 anni, a essere ancora così presente sul campo? «Il piacere di vedere crescere i ragazzi, non solo come atleti, ma come persone. Il confronto, l’impegno e la condivisione che si crea in questa attività sono impagabili. Sto anche lavorando per trasmettere ai più giovani il ruolo di istruttore-allenatore: il nostro futuro passa da loro.»