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Grosseto Calcio

Us Grosseto, cosa succede? Viaggio all’origine del problema

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© RIPRODUZIONE RISERVATA – il contenuto del presente articolo è utilizzabile solo citando GROSSETO SPORT

I tifosi unionisti da mesi sono in balia degli eventi. Hanno subito il traumatico passaggio dai Ceri a Di Matteo, hanno sopportato proclami (<<La B in tre anni>>), ingoiato un’umiliante retrocessione, sperato in un problematico ripescaggio, assistito al teatrino della costruzione di una squadra pronta a tornare in C e, pochi giorni fa, con l’arrivo di Guida hanno visto il terzo cambio di proprietà in meno di nove mesi. A tutto ciò si aggiungano tre ds in tre mesi, già due allenatori, l’ultimo posto (con zero punti) in classifica in D, l’eliminazione nel turno preliminare di Coppa Italia e un caos societario degno dei tempi dell’Effeci pincioniana. Ovviamente, le vere e uniche vittime di questa situazione sono solo i sostenitori biancorossi, incolpevoli su tutta la linea, anzi, capaci di mostrare il proprio attaccamento come nella stagione scorsa, nella quale sono stati il settimo pubblico del girone B nonostante l’ultimo posto in classifica.

L’ORIGINE DEL PROBLEMA
La domanda che tutti si pongono è la seguente:
di chi è la colpa?
Beh, un vecchio aforisma recita:
<<La colpa è quella bella donna che nessuno vuole>>.
È proprio così, tutti i protagonisti scaricano la colpa sugli altri adducendo le più disparate giustificazioni. Noi, però, vogliamo essere lucidi e obiettivi quando parliamo di certe cose, pertanto è giusto ripercorrere con correttezza quanto avvenuto fin qui.

DAI CERI A DI MATTEO
Mario e Simone Ceri hanno avuto l’innegabile merito di rinunciare al bellissimo progetto chiamato Ac Roselle (cosa che al tempo abbiamo personalmente sconsigliato loro) per far rinascere l’Us Grosseto. Alle porte c’era la possibilità Luigi Mansi, le cui parole ai microfoni di Gs all’indomani della promozione in C del Gavorrano sono rimaste inascoltate: <<La Maremma non può sostenere due squadre professionistiche. Parliamone>>. Dunque, nell’estate del 2017, il Comune di Grosseto ha abbracciato, benedetto e voluto il Grifone targato Ceri con la ripartenza dall’Eccellenza. Onestamente, Mario e Simone Ceri non hanno mai promesso la C e, con le proprie forze, hanno compiuto un altro miracolo sportivo riportando il Grosseto tra i pro in soli tre campionati (dal 2017-18 al 2019-20) vincendone due (quello di Eccellenza a suon di record) più una Coppa Italia di Eccellenza fase regionale. Il primo anno di C, poi, gli unionisti hanno disputato i play-off per la B, ma è stato il canto del cigno. Infatti, nell’estate 2021, c’è stato un evidente ridimensionamento di costi e così è stato chiaro che i Ceri non avrebbero più potuto andare oltre. Troppi i debiti accumulati nell’anno e mezzo precedente, sicuramente con costi imprevisti legati allo scoppio della pandemia mondiale del Covid 19. Tralasciamo le trattative più o meno attendibili verificatesi in quel periodo, perché ormai non contano più, ma non possiamo tacere il fatto che Piero Camilli sia stato convinto da chi scrive a tornare a Grosseto. Parliamo dei primissimi giorni di dicembre 2021, con Di Matteo già forte di una caparra versata e di un preliminare d’acquisto in mano (ottenuto verso la fine di novembre). Non è stato facile far capire la veridicità della cosa ai vari soggetti interessati, alcuni dei quali non hanno agito al meglio. Dunque, il 19 dicembre 2021, dopo un lungo giro di messaggi, è stato chiaro anche a Simone Ceri l’interesse dell’ex-presidente unionista a riprendersi il Grosseto, mentre, se la nostra ricostruzione è corretta, il 21 dicembre anche Mario Ceri è stato informato della cosa dal nipote. Il 24 dicembre, poi, la nomina di Di Matteo come amministratore unico del Grosseto e il passaggio ufficioso delle quote della maggioranza societaria alla holding Dbm. Ecco, tra il 21 e il 24 dicembre forse sarebbe stato possibile fare qualcosa in direzione di Camilli, le cui condizioni economiche, va detto, sarebbero state diverse rispetto a quelle offerte ai Ceri da Di Matteo, ma ci sarebbe stato da restituire il doppio della caparra già ricevuta e poi correre il probabile rischio di un’azione legale da parte degli acquirenti. Va sottolineato come Simone Ceri abbia provato fino alla fine a far concretizzare l’opzione Camilli e, tutto sommato, suo zio Mario al termine di dicembre si è mostrato aperto a tale possibilità, tanto che ci sarebbe dovuto essere un incontro segreto tra i tre a Grosseto, ma il 31 del predetto mese è stato sancito il passaggio definitivo delle quote di maggioranza a di Di Matteo.

DI MATTEO LA SCELTA MIGLIORE?
No, Di Matteo non è mai stato la scelta migliore, ma dopo la decisione dei Ceri di cedere a lui e al suo gruppo è diventato l’interlocutore per tutti. Bere o affogare. Chi scrive, ad esempio, ha sempre pensato che Di Matteo, per i suoi precedenti negativi in varie piazze, non fosse e non potesse essere l’uomo adatto a risollevare il Grosseto. Un concetto espresso a Mario Ceri, in privato, su WhatsApp, già in data 24 dicembre 2021. Comunque sia, il rapporto d’amore con la città non è mai sbocciato, anche se il Comune ha provato indubbiamente a dare fiducia a questo imprenditore venuto a Grosseto con grandi proclami. Al contrario, un mercato di riparazione ridicolo ha portato a una meritatissima retrocessione. Il 29 giugno scorso, poi, sempre lo scrivente, ha portato in gran segreto un emissario di un imprenditore del Nord a trattare l’acquisto del Grosseto con Di Matteo, Nacciarriti e Catena (amico del presidente e suo vice nel sodalizio maremmano). In quell’occasione, all’allora proprietario biancorosso è stato espresso un concetto chiarissimo, ovvero il totale distacco e disamore della piazza grossetana nei suoi confronti. Se quella trattativa (con cifre già concordate) fosse stata portata a buon fine con l’aiuto di uno sponsor (che all’ultimo si è tirato indietro), a quest’ora saremmo qui a raccontare un’altra storia, ma è sfumata e Di Matteo è andato avanti con le proprie forze. Non stiamo qui a ripercorrere tutto il caos societario da allora fino alla vendita a Guida, ma l’unica cosa apprezzabile e apprezzata, fatta dall’imprenditore campano nei mesi estivi, è stata la domanda di ripescaggio che, sfortunatamente, ha avuto esito negativo. La cosa incredibile, poi, è che sia stata costruita una rosa, evidentemente con delle grosse carenze, impegnando cifre importanti, lievitate ben presto da 360 a oltre 500 mila euro. Insomma, complice il grosso problema debitorio, le difficoltà ambientali (pur con il tentativo comunale di vicinanza e di sdoganamento) e le prime due sconfitte stagionali, Di Matteo ha colto la palla al balzo per levarsi di torno vendendo a Guida. Le ipotesi di un socio forte che potesse pian piano rilevare la società al diminuire del monte debitorio o quella di Lamioni (entrambe percorribili, ma con tempistiche adeguate) hanno finito per arenarsi dopo la decisione di Di Matteo di vendere all’imprenditore porticese trapiantato a Roma.

E ORA?
Il presente si chiama Guida e non è affatto semplice. Una conferenza movimentata presso il centro sportivo di Roselle, prima ancora del passaggio definitivo delle quote tra le parti, ha inaugurato il nuovo corso. Un inizio arricchito, si fa per dire, da due sconfitte in campionato, ma anche con un nuovo allenatore, un direttore tecnico (in sostituzione del ds Ciccone), dei giocatori in ingresso e in uscita e uno stadio desolatamente vuoto. Ieri, poi, le dimissioni del direttore generale Petritola e la sensazione che i problemi da risolvere siano tanti. Stipendi, diminuzione del monte debitorio, mutuo del centro sportivo, rapporti con la città nel suo insieme (istituzioni, stampa e tifosi), calciomercato e organigramma societario sono le priorità da affrontare per il nuovo presidente. Se il numero uno unionista, accolto con scetticismo, riuscirà a vincere questa sfida impegnativa, avrà la certezza di aver zittito una piazza intera, ma in caso contrario, il futuro del glorioso Grifone sarà irrimediabilmente segnato.

Giornalista pubblicista, è appassionato di calcio e statistiche sportive. Vanta esperienze e collaborazioni col Guerin Sportivo (al tempo diretto da Marino Bartoletti), Telemaremma, Tv9, Calciotoscano.it, Biancorossi.it, Vivigrossetosport.it, Tuttob.com e Pianetab.com. All'inizio si è occupato principalmente di Serie B e di Lega Pro, poi anche di Serie D e di Eccellenza. È co-autore del libro Cento passi nella storia, scritto in occasione dei 100 anni dell'Us Grosseto. Da novembre 2014 è il vice-direttore di Grosseto Sport. Ha condotto per tre anni le trasmissioni web Il lunedì del Grifone e D lunedì c'è il Grifone. È il commentatore delle partite dell'Us Grosseto su Gs Tv e su Eleven Sports, nonché del Follonica Gavorrano e dell'Us Grosseto Primavera 3. Ha collaborato anche con Sportitalia.

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Beh, direi che è stata la famiglia Ceri a portare a Grosseto Di Matteo, di conseguenza tutti temevamo di ritrovarci in questa situazione.

Inizio dalla fine:《Il futuro del glorioso Grifone sarà irrimediabilmente segnato》…ecco, dal mio modestissimo punto di vista, il futuro biancorosso È già irrimediabilmente segnato, nel senso che questo incessante avvicendamento (che dura da 9 mesi) di personaggi che non hanno niente a che vedere con la realtà grossetana e che agiscono mossi da motivazioni e scopi che a me appaiono del tutto incomprensibili, rappresenta ahimè un (brutto) film già visto, il cui finale è scontato. Come ho accennato più volte, al punto in cui siamo, ciò che più mi avvilisce è l’umiliazione cui sarà sottoposto il nome della mia città, mentre il fatto sportivo in sé mi lascia pressoché indifferente, dal momento che questo NON È il “mio” Grosseto e non mi sento da esso minimamente rappresentato. Aggiungo solo che auspico due eventi: un totale allontanamento dei tifosi (cosa che personalmente ho già messo in atto) e una ripartenza da zero, fosse pure dalla terza categoria.

No ragazzi no.
Possiamo dire di tutto.
La delusione è grande ma per favore non implichiamo la famiglia Ceri nelle responsabilità attuali. Per i Ceri dobbiamo ricordare solo il meglio che hanno fatto per il Grosseto perché così è stato. Ho sempre sostenuto il grande impegno e le imprese dei Ceri. Ma tutti sapevamo che più di li non potevano andare e avevano bisogno di fatti e aiuti di altri imprenditori locali per far fronte alle difficoltà. E non essendoci state altre concrete possibilità da altri aiuti locali cosa potevano fare?

Nessuno dimentica i meriti precedenti dei Ceri. La delusione nasce dal fatto che il momento giusto per cedere la società era Maggio 2021: la squadra aveva disputato i play off e sarebbe sicuramente stato più facile trovare un altro acquirente, invece la campagna estiva 2021 ha indebolito la squadra che a Natale si è ritrovata ultima in classifica. La vendita a Di Matteo (visti i suoi trascorsi calcistici) non lasciava presagire niente di buono e purtroppo così è stato.

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