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Us Grosseto-Di Matteo: fine di un amore mai nato
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Un terremoto, questo è ciò che è avvenuto ieri in casa Grosseto. Un vero e proprio blitz quello messo in atto dall’ex-presidente Di Matteo a Roma col quale ha messo la parola fine alla sua avventura in Maremma. Vediamo di riassumere la vicenda.
GROSSETO-DI MATTEO: STORIA DI UN AMORE MAI SBOCCIATO
L’arrivo a dicembre scorso di una nuova proprietà al posto di quella dei Ceri è stata una situazione mal digerita dalla piazza grossetana, ma un gruppo ristretto di ultras biancorossi ha osteggiato da subito i nuovi acquirenti, soprattutto Nicola Di Matteo, considerato persona non gradita. La situazione si è acuita quando il nuovo presidente, Di Matteo, appunto, ha iniziato a parlare di Serie B in tre anni, di salvezza in C, di campagna di rafforzamento della squadra, ecc. ecc. senza poi riuscire a mantenere quanto dichiarato. Infatti, la rovinosa caduta in D da ultimi in classifica ha messo a nudo le difficoltà gestionali del club grossetano. È così seguito un periodo pieno di voci e di incertezze, con tentativi di vendita andati a vuoto o non concretizzatisi. Solo l’operazione legata alla domanda di ripescaggio in C, però, è sembrata offrire un po’ di credibilità a Di Matteo agli occhi della città. Una tregua durata pochissimo, perché non sono mai state accettate neppure alcune persone della dirigenza e la squadra allestita non è stata considerata all’altezza delle aspettative, questo nonostante i proclami societari di un campionato in D da protagonisti. Ieri, poi, dopo l’acquisizione del 100% delle quote della Dbm (la holding proprietaria al 90% dell’Us Grosseto), la vendita a sorpresa delle stesse a Salvatore Guida, porticese trapiantato a Roma, imprenditore di una piccola società di consulenza in campo alimentare.
COSA È VENUTO A FARE DI MATTEO? STORIA DI UN FALLIMENTO ANNUNCIATO
Dal 31 dicembre a oggi sono passati poco meno di nove mesi e, ora più che mai, è giusto chiedersi:
cosa è venuto a fare Di Matteo a Grosseto?
Quesito lecito, ma non sappiamo dare una risposta, perché l’imprenditore campano ha rilevato il Grifone dai Ceri accollandosi debiti e crediti, ma poi non ha investito per rinforzare la squadra che, infatti, è retrocessa. Successivamente, ha messo in piedi l’operazione per la domanda onerosa di ripescaggio e, dopo l’esito negativo di questa, ha scritto una lettera alla città chiamando a raccolta i tifosi per una pronta risalita tra i professionisti. In seguito, ha creduto di allestire una squadra competitiva, ma i primi due incontri ufficiali hanno messo a nudo i limiti di una rosa costata perfino troppo. Infine, ha provato a correggere il tiro chiamando come ds l’esperto Ciccone, però dopo appena dieci giorni è arrivata la vendita improvvisa del club, ancora indebitato per circa un milione-un milione e centomila euro (anche se quasi interamente spalmato) tra Inps, Irpef e Iva.
Tra l’altro, ci sarebbe stata anche un’altra strada percorribile, con l’ingresso progressivo di un imprenditore serio e capace, ma Di Matteo ha avuto fretta di andarsene, perché ha capito una volta per tutte di non essere mai stato amato da Grosseto e dai grossetani.
Di sicuro, l’imprenditore campano avrebbe potuto congedarsi in maniera migliore, visto che il suo addio improvviso ha sorpreso anche i suoi pochi sostenitori.
Insomma, Di Matteo a Grosseto ha fallito. Non è riuscito a centrare gli obiettivi che si è prefissato e ha pure speso diversi soldi (si parla di circa 850 mila euro). Adesso se n’è andato (per ora solo ufficiosamente) dopo aver recuperato un po’ di denaro dalla cessione e con l’obiettivo di prendersi subito un club di Serie C.
Un’infinità di domande senza risposta, (risposte di cui peraltro, al punto in cui siamo, ci interessa il giusto), nove mesi caratterizzati da insuccessi, errori e scelte incomprensibili, risultato: una situazione indecifrabile ma sicuramente precaria e preoccupante, tale da far temere il peggio, nel senso di un salto nel buio più assoluto, con la consapevolezza che da questo buio sarà difficile se non impossibile venire fuori.
Ricostruzione perfetta.Mi viene da dire una cosa pero’ non e’ che la piazza in generale ha qualche responsabilita’?I Ceri non andavano bene perche’ non facoltosi, Di Matteo e’ stato attaccato da subito..ora che e’ andato via subito si leggono commenti sulla nuova proprieta’ della quale non sappiamo nulla…tante pretese, tantissimi commenti anche da parte di chi non si vede mai allo stadio,ma poca partecipazione fattiva.Comunque mi viene da dire che in questa situazione debitoria, solo un pazzo puo’ accollarsi tutto questo.Speriamo bene…
io penso che la piazza di Grosseto in generale, deve “pretendere” di più, basta con la storia che Grosseto “è questa”, che siamo una piazza da serie D etc. etc.
Basta con l’atteggiamento di “prendere quello che viene”.
Il Grosseto ha il vantaggio di usufruire gratuitamente dello stadio, abbiamo il centro sportivo, abbiamo un pubblico che è il SETTIMO su venti in sere C!!!!!!!!!!
Mi sembra un’ottima base da cui partire.
A Grosseto c’è voglia di calcio vero!!!!!!!Grosseto E’ una piazza da serie C !!!!!!
Viceversa, se le società che si susseguono, NON sono in grado di garantire il professionismo, possono, anzi sono invitate a passare la mano.