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Grosseto Calcio

Il Grosseto e la retrocessione. Storia di un fallimento sportivo annunciato

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La sconfitta interna di ieri sera contro la Lucchese ha sancito il mesto ritorno del Grifone in Serie D con un turno di anticipo. Una retrocessione ampiamente annunciata per come è nata e si è sviluppata la stagione in corso.

L’ILLUSIONE DEL “CALCIO A MODO NOSTRO”
Sicuramente, il Grosseto del campionato passato, uscito a testa alta ai play-off contro l’Albinoleffe, ha illuso tutti, famiglia Ceri compresa. È iniziata, così, a circolare la folle idea che “Il calcio a modo nostro” fosse un modello applicabile anche tra i professionisti, ma si è trattato appunto di un’illusione. Il Covid 19, poi, ci ha messo lo zampino, influendo negativamente sul già misero bilancio unionista e sulle poche risorse economiche dei Ceri. Si spiega così una rosa troppo giovane (ma non la più giovane del girone B), piena zeppa di under di belle speranze senza alcuna esperienza e qualche deludente over (su tutti Dell’Agnello e De Silvestro) arrivato in Maremma. Aggiungiamoci che l’ex-ds Giammarioli ha avuto a disposizione un budget troppo risicato da parte dei Ceri (i quali hanno fatto il massimo a loro disposizione), ma sicuramente tanto lui che mister Magrini hanno commesso degli errori di valutazione quando si è trattato di fare delle scelte. Dunque, già durante le amichevoli estive contro la Vis Pesaro prima e il Follonica Gavorrano poi, è stato chiaro che sarebbe stata una stagione tribolata, visto che la squadra è apparsa troppo giovane e asfittica in attacco. Le prestazioni di inizio campionato, però, hanno fatto parzialmente ricredere tanti, ma è stato un fuoco di paglia, perché molto presto il Grifone ha iniziato a stazionare nei bassifondi della classifica.

LE DIFFICOLTA ECONOMICHE IRREVERSIBILI E LA VENDITA A DI MATTEO
Sul fronte societario, invece, la situazione ha preso una china irreversibile poiché i Ceri, soprattutto dopo l’ispezione della Covisoc, hanno capito di dover passare la mano altrimenti il Grifone non avrebbe avuto un futuro. Ecco spiegata la trattativa col gruppo di Di Matteo che, il 24 dicembre in via ufficiosa e il 30 in modo ufficiale, ha acquisito la maggioranza societaria lasciando ai precedenti proprietari una quota del 10%. Il tutto, con un possibile clamoroso ritorno di Piero Camilli sfumato sul filo di lana per motivi che non stiamo qui ad analizzare.

IL TENTATIVO DI RISANARE IL BILANCIO DELLA NUOVA PROPRIETÀ, MA I RINFORZI SONO STATI INADEGUATI
Il primo pensiero della nuova proprietà è stato quello di risanare il bilancio, ma c’è stato anche da allestire una rosa in grado di tentare la salvezza affidandola al nuovo tecnico Maurizi, già autore di alcune imprese sportive. L’obiettivo societario dichiarato è stato quello di mantenere la categoria per poi programmare il salto in B. C’è stato, poi, l’arrivo come main sponsor di Distretti Ecologici e questo è sembrato rafforzare l’idea che la rosa sarebbe stata irrobustita adeguatamente. La dirigenza biancorossa ha promesso rinforzi dalla B (come Bianchimano) e giocatori forti dalla C, ma alla fine, l’unico obiettivo centrato è stato Rabiu, giunto peraltro in prestito e con poco minutaggio sulle gambe. Per il resto, l’unico altro rinforzo messosi davvero in mostra è stato il veterano Nocciolini, mentre gli under arrivati in Maremma nel complesso hanno deluso. Alcuni di questi sono apparsi davvero acerbi o inadeguati e nel quadro generale, composto da una squadra inesperta, una classifica pessima e da tutti gli episodi girati storti (tipico dei campionati negativi), hanno offerto un contributo pressoché nullo alla causa unionista.

NUMERI IMPIETOSI
I numeri, poi, dicono che Magrini ha ottenuto 14 punti in 21 partite, mentre Maurizi ne ha raccolti 16 in 17 incontri (resta quello di sabato 23 aprile ad Olbia), dunque il cambio sulla panchina non ha sortito l’effetto sperato. 

TUTTI COLPEVOLI
Chiaramente, le colpe di un fallimento sportivo sono di tutti, a cominciare dai Ceri prima per arrivare a Di Matteo e soci adesso, passando per i ds, gli staff tecnici e i giocatori, i veri attori protagonisti. Un distinguo, però, va fatto per la proprietà Di Matteo che ha sbagliato dal punto di vista sportivo (non facendo arrivare i rinforzi promessi), ma, stando a quanto sostengono i suoi dirigenti, sta tentando di compiere un miracolo dal punto di vista economico, provando a risanare un bilancio societario che altrimenti avrebbe portato al fallimento del club. In tal senso, il Consiglio federale del 20 aprile farà conoscere il nuovo “indice di liquidità” che sarà propedeutico alle iscrizioni per la prossima stagione.

TIFOSERIA BIANCOROSSA DAVVERO MATURA
Dunque, mentre al club biancorosso va, nel suo insieme, un bel 4 in pagella, alla tifoseria biancorossa è giusto assegnare un 7 pieno, visto che, a parte qualche voce fuori dal coro, è stata esemplare dimostrandosi paziente, calorosa e presente in buon numero sugli spalti. 

PRESENTE E FUTURO
Purtroppo, il presente si chiama Serie D e la piazza biancorossa dovrà abituarsi all’idea fin da subito. Vedremo quel che accadrà a luglio, quando verranno sancite eventuali esclusioni dalla C e conosceremo le graduatorie dei ripescaggi. Nel frattempo, il presidente Di Matteo ha detto in più occasioni che, in caso di retrocessione, il Grosseto punterà al ritorno tra i professionisti tramite una riammissione o un ripescaggio. Se ciò avverrà, ne saremo tutti felici, ma per il momento pensiamo che col ritorno nei dilettanti il Grifone ritroverà il derby col Livorno (se i due club saranno nello stesso girone) e quello con il Follonica Gavorrano, ma potrebbe dover affrontare pure l’Arezzo (se non verrà ripescato) e il Prato. Insomma, tornare in C sul campo si preannuncia già una bella sfida.

Giornalista pubblicista, è appassionato di calcio e statistiche sportive. Vanta esperienze e collaborazioni col Guerin Sportivo (al tempo diretto da Marino Bartoletti), Telemaremma, Tv9, Calciotoscano.it, Biancorossi.it, Vivigrossetosport.it, Tuttob.com e Pianetab.com. All'inizio si è occupato principalmente di Serie B e di Lega Pro, poi anche di Serie D e di Eccellenza. È co-autore del libro Cento passi nella storia, scritto in occasione dei 100 anni dell'Us Grosseto. Da novembre 2014 è il vice-direttore di Grosseto Sport. Ha condotto per tre anni le trasmissioni web Il lunedì del Grifone e D lunedì c'è il Grifone. È il commentatore delle partite dell'Us Grosseto su Gs Tv e su Eleven Sports, nonché del Follonica Gavorrano e dell'Us Grosseto Primavera 3. Ha collaborato anche con Sportitalia.

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La disamina svolta nell’articolo mi trova sostanzialmente d’accordo, vorrei soltanto aggiungere qualche modesta osservazione personale. Anche se i problemi della vita – specie in un momento come questo – sono ben altri, va detto che una retrocessione rappresenta sempre un evento drammatico (sportivamente parlando), nella misura in cui genera in tutto l’ambiente malcontento, disaffezione, allontanamento e disinteresse, specie quando arriva al termine di un torneo che si è rivelato un lungo, incessante strazio durato otto mesi, nei quali la squadra ha dato prova di assoluta ed abissale inadeguatezza (sono convinto che avrebbe tribolato anche in D). Riguardo alle “colpe” di questo disastro, dal mio punto di vista, poco o nulla si può rimproverare alla vecchia gestione: più volte con chiarezza ed onestà fu detto che non c’erano le risorse per allestire una rosa competitiva e che era stato fatto quel poco che si poteva fare (in pratica le famigerate nozze coi fichi secchi). Il discorso cambia sostanzialmente per quel che concerne la nuova gestione: che senso abbia avuto rilevare una società candidata alla retrocessione e non fare l’unica cosa che appariva necessaria, ossia rinforzare l’organico in modo tale da rendere possibile la salvezza, non l’ho capito a gennaio e meno che mai lo capisco adesso. I problemi più macroscopici riguardavano la totale sterilità dell’attacco…orbene, se non vado errato, i goal segnati dai teorici “rinforzi” si possono contare sulle dita di una mano o poco più e questo la dice lunga sulla svolta che doveva esserci e non c’è stata. E adesso? In tutta franchezza, alla luce di quanto ho detto poc’anzi, le prospettive mi preoccupano più della retrocessione in sé, gli scenari che s’intravedono suscitano solo scetticismo e sfiducia. Quantomeno, io la vedo così.

intanto complimenti per l’articolo, molto articolato.
Io invece partirei dall’inizio: un fallimento sportivo annunciato dal 1 Luglio 2021 con le partenze dei vari Sicurella, Galligani, Kalaj, Merola (oltre ai Boccardi e Sersanti). Tutta gente sostituita con calciatori di livello inferiore, mentre ci veniva raccontato che la squadra era più forte di quella precedente…..
Dopo poche giornate i nodi sono venuti al pettine la classifica peggiorava e si rendeva chiaramente necessario l’ingaggio di un paio di calciatori di valore svincolati, sono state addossate colpe ai giocatori che non s’impegnano o all’allenatore.

E’ vero che i Ceri hanno sempre dichiarato quali erano le loro potenzialità, ma proprio per questo motivo mi sarei aspettato una cessione nell’estate scorsa e non a Natale con la squadra ultima in classifica.
Per quanto riguarda il mancato ritorno di Camilli (con tutto il rispetto dovuto alle varie parti in causa) mi sembra una grossa occasione persa.

I Ceri non hanno nessuna colpa per la retrocessione, potevano esonerare Magrini oppure possiamo dargli la colpa di aver scelto Giammarioli.. ma hanno ceduto una società che aveva tutto il tempo per salvarsi. Mettiamo una pietra sopra agli orrori di Mister e Ds… che hanno lasciato Grosseto da tempo. La nuova società si è annunciata promettendo obiettivi che non raggiungerà mai, hanno beneficiato del rinvio del campionato per concentrarsi sul mercato ma hanno fatto una campagna di rafforzamento indegna.. con prestiti di calciatori fuori forma, esuberi, o ragazzetti che non facevano la differenza in D. E con questi si volevano salvare? Ora sperano nel ripescaggio? Per retrocedere di nuovo? Spero che questa società se ne vada presto da Grosseto… a costo di fare l’Eccellenza o la Promozione.. ma non vedo un futuro roseo… Ci hanno preso in C, volevano la B, ora siamo in Serie D.

Se parliamo di numeri e di statistiche i Ceri hanno una a bella fetta di responsabilità per la retrocessione: dal 2014 (da quando è stata riunificata la serie C) ad oggi la media-salvezza matematica è a 42 punti.
il Grosseto ha chiuso l’andata a 14 punti, quindi occorreva fare 28 punti in 18 partite per raggiungere la salvezza diretta, impresa mai riuscita a nessuno.
In queste sette stagioni solo Prato e Reggina nella ns. situazione si sono salvate ma solo grazie ai playout, questo per dire che la situazione di classifica lasciata dalla gestione Ceri era drammatica.
Naturalmente questo non giustifica la campagna acquisti scadente operata dalla nuova società, anch’io al pari di Paolo e di Sesto mi sarei aspettato una campagna acquisti di qualità superiore.
Capitolo Magrini: per me le sue responsabilità sono marginali, per il semplice motivo che lui è il solito allenatore della precedente stagione, la squadra che ha allenato nell’aprile parte della stagione 2021/2022 purtroppo.
Tra l’altro se i Ceri ritenevano la squadra competitiva, perché non hanno cambiato guida tecnica?
Ringraziamento finale per Magrini: quando a Natale 2019 la società seconda in classifica predicava la salvezza in serie D come obiettivo stagionale, mister Magrini invece spronava la sua squadra ed i suoi ragazzi a dare ancora di più per raggiungere e superare il Monterosi.

Non sono dacc9rdo nel dare colpe alla famiglia Ceri. Se pensiamo cosa hanno fatto con tanti sforzi i Ceri bisogna solo ringraziarli. Hanno dato nuova energia ad una società ormai alla deriva. Sono stati gli artefici col comune del centro sportivo nuovo. Il mio rammarico dopo la promozione dalla D e la buona prestazione nel primo anno di C è stato lo stravolgimento della stessa intelaiatura della formazione con innesti giovani ecc che non hanno dato i frutti sperati. Speriamo che la nuova presidenza partita con una retrocessione non perda entusiasmo e voglia di investimenti perché allora , vista la mancanza di partner economici, l unica speranza rimarrebbe la unica e speciale famiglia Ceri per la quale, non dimentichiamoci di questo, bisognerebbe farle un monumento.

Sono perfettamente in accordo su tutto. Non conosciamo i numeri che hanno costretto i Ceri a cedere la società ma se si dovevano saldare dei debiti pena la sospensione dal campionato e assenza di un futuro, allora i soldi rimasti non credo potessero permettere un rafforzamento tale della squadra, già mal messa in classifica, da raggiugere tranquillamente la salvezza. La colpa finale pertanto va ricercata nell’assenza di fondi per permettersi una serie C

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