Calcio
Cinigiano, intervista doppia ad Adriano e Livio Meacci: due generazioni a confronto
Adriano Meacci, odierno allenatore del Cinigiano, e uno dei migliori giocatori della storia del Grosseto, non ha di certo bisogno di presentazioni. La sua brillante carriera da calciatore, gli ha permesso di calcare palcoscenici importanti come la Serie B con il Perugia, e di diventare uno dei bomber più prolifici della storia del Grifone. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Meacci si è dedicato alla carriera da allenatore e dopo le esperienze tra Prima e Seconda Categoria, e con la Massetana e Montalcino in Eccellenza, si è rimesso in gioco accettando la panchina del Cinigiano, dove ha ritrovato il suo erede nella vita e nel campo, Livio, alla sua prima stagione in prima squadra dopo aver militato nelle giovanili del Grosseto.
Oggi, padre e figlio, si raccontano in un’intervista doppia a Grosseto Sport.
Iniziamo dal Mister Adriano Meacci.
Adriano, essendo arrivato a livelli importanti come la serie B da calciatore, è difficile riuscire ad immedesimarsi in un calcio con ritmi totalmente differenti, come possono essere quelli della seconda categoria?
«Si, effettivamente da calciatore è come hai detto te, ma come allenatore sono già abituato ai ritmi di queste categorie. Infatti, ho iniziato ad allenare nel 2004, e in quell’anno allenai il Braccagni che era in Seconda Categoria. Nella mia carriera da allenatore ho militato tra Prima e Seconda Categoria, ma anche in Eccellenza con il Montalcino e la Massetana, quindi da allenatore conosco molto di più queste categorie che quelle più alte. I ritmi effettivamente sono molto diversi, non siamo dei professionisti, siamo dei dilettanti e questo porta poi tutte le conseguenze.»
Come sappiamo, hai iniziato da poco tempo ad allenare il Cinigiano, dove gioca pure tuo figlio Livio. Come ci si sente ad allenare il proprio figlio?
«Ma sai, quando siamo in campo sinceramente sono talmente preso dagli allenamenti e dalla partita, che a volte neanche ci penso. Per me, in campo, Livio è un giocatore come gli altri, non è retorica ma è verità. Devo dire però che, visto che gli orari casalinghi non coincidono mai, sono contento di passare più tempo con lui e di avere delle passioni in comune per frequentarci.»
Avendo un passato come attaccante, e adesso tuo figlio con lo stesso ruolo, qual è il consiglio che gli dai più spesso?
«Si è vero, Livio fa il mio stesso ruolo di quando giocavo, attaccante, una prima punta. Chiaramente questo fa sì che possa dargli qualche consiglio, anche più specifico, fermo restando che per me Livio è come gli altri giocatori come ho già detto in precedenza. Ma devo dire che sono davvero molto contento di come sta giocando e di come si sta allenando. Poi, in realtà, questo discorso si allarga a tutta la squadra, perché sono contento di avere un gruppo così, sono davvero tutti bravi.»
Invece una dote che vorresti che Livio migliorasse in particolare?
«In generale è bravo, ha una buona tecnica, l’unica cosa che vorrei migliorasse è il colpo di testa. Ha la statura e le possibilità per farlo bene. Comunque, sono contento di come sta facendo ma ha ancora molto da imparare.»
Da allenatore, quali sono le maggiori criticità che hai trovato nella rosa del Cinigiano, ovviamente se ne hai trovate?
«In realtà non ne ho trovate, sono dei ragazzi molto bravi e che mi hanno dato subito un’ottima risposta, mi ascoltano e fanno quello che dico, e questa non è una cosa scontata. Ci sono davvero delle ottime individualità all’interno della rosa, che in Seconda Categoria possono fare davvero la differenza. La società è una società molto seria e io, devo dire la verità, ho accettato con molto entusiasmo e con tanta voglia di fare. Sono felice di dire che il gruppo sta ripagando tutto questo.»
Il Cinigiano si sta dimostrando un’ottima squadra. Qual è il vostro obiettivo finale?
«Il nostro obiettivo è di rimanere tra i primi 5, quindi nella zona Playoff. C’è da dire che questo sarà davvero un campionato molto combattuto. Siamo difatti tredici squadre, basti pensare che cinque vanno ai Playoff e cinque ai Playout ed è quindi matematico che non avremo sicurezze fino all’ultima giornata. Sarà un campionato molto duro sotto questo punto di vista.»
Passiamo adesso al figlio e attaccante del Cinigiano Livio Meacci.
Livio, che influenza ha avuto tuo padre e la sua carriera di calciatore su di te?
«Sicuramente ha influenzato molto nella mia decisione di giocare a calcio. Lui è sempre stato il mio allenatore, anche quando non mi allenava nella pratica. Mi ha sempre dato tanti consigli sul cosa dovessi fare e sul come dovessi comportarmi, non solo in campo ma anche per esempio con gli allenatori. A quei tempi magari poteva risultarmi un po’ pesante come situazione ma in realtà adesso mi sto accorgendo che faceva bene e sono contento che lo abbia fatto. Grazie a lui sono diventato ciò che sono adesso. Poi sicuramente ha influito anche il fatto che tutti lo conoscevano, ed io sono cresciuto comunque in questo contesto calcistico.»
Com’è avere il proprio padre come allenatore?
«Essendo lui stato un buon giocatore, dal punto di vista del campo è molto bello averlo come allenatore, anche se a volte, come è normale che sia, ricevo più consigli ma anche più raccomandazioni e ammonimenti rispetto agli altri, avendoci comunque un rapporto intimo di padre – figlio.»
Il vostro rapporto in campo influisce nel rapporto che poi avete in casa?
«Assolutamente sì. Adesso che stiamo vincendo, che ho fatto 3 goal nelle ultime 3 partite, lo vedo molto contento. Sono curioso di vedere i primi momenti critici, anche se spero non arrivino mai, conoscendolo sicuramente la situazione cambierà» afferma Livio ridendo. Ma adesso sta andando tutto veramente bene, alla fine sono passate solo tre partite e si sono vinte tutte e spero davvero che il Cinigiano continui così il suo percorso.»
Com’è questa tua prima esperienza in prima squadra? Cosa cambia dal settore giovanile?
«Mi sto trovando benissimo, anche perché il Cinigiano è davvero un ambiente bellissimo. La società ti sta vicina, ti difende e soprattutto ti coccola. Pure con i compagni mi trovo bene, abbiamo creato un bellissimo gruppo, molto unito. Sicuramente è molto differente rispetto a giocare nelle giovanili. In primis, in prima squadra c’è un obiettivo che nel settore giovanile non sempre c’è, anche perché sono spesso campionati senza retrocessioni e quindi questo sicuramente influisce. E poi ovviamente qua è tutto molto più combattuto, ci sono moltissimi giocatori con tanta esperienza, e questo rende il gioco più bello. C’è anche un po’ meno protezione, i compagni si aspettano sempre un po’ di più da te essendo giovane, quindi si la differenza è abbastanza grande.»
Dove ti vedi in un prossimo futuro?
«Come prima cosa spero di vedermi il prima possibile in Prima Categoria con il Cinigiano. Poi ovviamente spero di vedermi sempre più in alto, ma queste sono ambizioni che sono seconde per ora alla squadra.»