Terza Categoria
Edi Catoni, una donna al comando dello Sticciano
Sebbene ci siano sport in cui donne e uomini vengono messi sullo stesso piano è chiaro che, per molti altri, e soprattutto per il calcio, questi ultimi sono ancora prevalenti rispetto alle loro controparti femminili. Che sia in campo o che sia al potere, la partita di una donna nel mondo calcistico rimane sempre quella più complessa da vincere. I rivali però, in questo caso, sono i pregiudizi e i luoghi comuni. Decenni di tradizioni sessiste, che purtroppo esistono ancora, anche se negli ultimi anni vengono combattute e, in molte occasioni, anche vinte. E sicuramente è riuscita in questo intento Edi Catoni, presidente dello Sticciano, ed ex calciatrice di Serie A femminile.
È proprio lei a raccontarlo a Grosseto Sport: «Sono già 9 anni che sono presidente dello Sticciano, precisamente dal 2013. Sono dovuta andare quasi forzatamente, in quanto il presidente che c’era in quel momento si dimise e facendo già parte della dirigenza mi dettero questo incarico. Mansione che ho accettato più che volentieri.»
Edi non si trova però ad essere a capo della dirigenza per caso. La sua passione, infatti, inizia ben prima: «Ho sempre amato il calcio. Ho iniziato a giocare all’età di 16 anni, quando eravamo solo sette ragazze. Mi ricordo che ci incontravamo al Sauro, giusto per fare un po’ di allenamenti. Ma l’anno successivo siamo diventate quattordici, ed è stato proprio allora che nacque “l’Associazione Calcio Femminile Grosseto”. Si fecero campionati quasi sempre a livello regionale, si andava spesso a Siena, a Firenze, ad Arezzo, tutte trasferte abbastanza lontane. Dopo tre campionati a Grosseto, sono salita in serie B nella squadra di Tarquinia, dove sono rimasta per ben quattro anni, per poi andare in Serie A, a Carrara. Purtroppo sono rimasta poco a causa del mio lavoro. Con il calcio femminile all’epoca non ci si viveva, guadagnavo appena duecentomila lire. Per fortuna adesso i tempi sono cambiati, adesso mi sarei divertita davvero.»
Alla domanda se avesse mai pensato di creare una squadra di calcio femminile Edi ci racconta: «Mi sarebbe piaciuto davvero molto poter avere anche una squadra di calcio femminile e in realtà me lo hanno anche proposto numerose volte. Purtroppo però è quasi impossibile per società piccole come la nostra. Ci vuole un budget importante per poter fare un campionato femminile, soprattutto perché, a causa dello scarso numero di società, le trasferte sarebbero tutte abbastanza lontane, sarebbero tutti campionati almeno di livello regionale.»
La presidente ci parla del momento non facile che sta vivendo lo Sticciano: «Purtroppo la classifica non è dalla nostra parte. È dura da metabolizzare perché abbiamo fatto delle bellissime partite, ma nel momento in cui prendiamo una rete, la squadra si butta completamente giù. Credo che il nostro maggior problema stia nel fatto che non abbiamo un giocatore di esperienza in mezzo al campo, che sappia dare la possibilità alla squadra di poter reagire nel momento di un ipotetico svantaggio ed invece, di saper amministrare nel momento del vantaggio. In generale abbiamo buoni giocatori, ma sono tutti abbastanza piccoli, ci manca proprio qualcuno che dia un po’ di ossatura alla squadra, che sappia anche guidare questi ragazzi più giovani. Una delle cose che dico sempre ai miei ragazzi è che il calcio non è solo corsa, non è solo gambe, il calcio è anche, e soprattutto, testa. Poi, da parte mia, cerco di dare più apporto possibile alla squadra, insieme al nostro nuovo allenatore Riccardo Angelini. Penso di poter essere un valore aggiunto, proprio per il fatto, che come loro, ho vissuto lo spogliatoio, ho vissuto gli allenamenti e ho vissuto i ritiri, quindi so bene di cosa si parla.»
Inevitabile anche un parere sulla situazione della donna all’interno del mondo calcistico: «Un po’ di pregiudizi ci sono ancora, anche se già quando ho lasciato io la situazione stava cambiando un po’. L’unica cosa che mi dispiace è che il calcio viene ancora visto come uno sport maschile e non dovrebbe essere così. Dovrebbe essere visto come un qualsiasi altro sport.»