Grosseto Calcio
L’Us Grosseto dei Ceri: da una possibile fusione fino a Di Matteo e al mancato ritorno di Camilli. Le verità mai raccontate
Quattro anni e mezzo (14 giugno 2017-30 dicembre 2021) possono essere tanti o pochi, dipende dai contesti. Calcisticamente, però, sono un lasso di tempo abbastanza lungo nel corso del quale posso accadere fatti importanti. Per l’Us Grosseto, ad esempio, raccontano una storia fatta di amore, di passione e di follia (in senso buono) da parte di Mario e Simone Ceri, Silvia Maestrini e Angela Amante per i colori biancorossi. Facciamo, però, un passo indietro e cerchiamo di raccontare verità mai dette.
LA MANCATA FUSIONE E LA RINASCITA DELL’US GROSSETO GRAZIE AI CERI
Nell’estate del 2017, dopo il flop del Football Club Grosseto, la nostra città è rimasta senza una squadra di riferimento. Si sono così prospettate due opzioni. La prima, suggerita anche da chi scrive, consistente in una fusione tra Us Gavorrano (appena promosso in C) e Ac Roselle per dar vita a un club forte e ambizioso. A tal proposito, a suo tempo c’è stato anche un pranzo esplorativo tra Simone Ceri e il dg minerario Filippo Vetrini che ha dato i frutti sperati, ma poi c’è stato chi si è opposto a tale fusione. Dunque, il 14 giugno 2017, nella sala congressi dell’Hotel Airone di Grosseto, di fronte a tantissimi tifosi, Mario e Simone Ceri hanno deciso di far rinascere l’Us Grosseto utilizzando l’Ac Roselle, ma dovendo ripartire dall’Eccellenza. Un progetto appoggiato e sposato in pieno dall’amministrazione comunale.
I PRIMI TRE CAMPIONATI TRA I DILETTANTI
Il primo anno dell’Us Grosseto targato Ceri ha regalato un terzo posto in campionato, una Coppa Italia di Eccellenza fase regionale e la sconfitta nella finale regionale dei play-off contro la Cuoiopelli. La seconda stagione, invece, ha visto il Grifone stravincere il proprio girone di Eccellenza a forza di record, prima sotto la guida di Miano e dopo di Magrini, con l’abile regia del ds Egidio Bicchierai. Nel terzo campionato, poi, disputato con l’idea di assestarsi in Serie D, c’è scappato il miracolo sportivo, perché con una rosa costata come una squadra di Eccellenza, Magrini e Bicchierai hanno ottenuto la promozione in C. Va detto che lì c’è stata anche la concomitante e definitiva interruzione dei campionati con ancora alcuni turni da disputare, ma è pur vero che quel Grosseto, dopo aver recuperato 5 punti al Monterosi, l’ha battuto nello scontro diretto allo Zecchini (davanti a non meno di 3.000 tifosi) e poi l’ha superato in classifica di 2 lunghezze fino allo stop anticipato.
LA CONQUISTA DELLA SERIE C E I TENTATIVI DI VENDITA
L’estate 2020 è stata turbolenta, tra mancante vendite a gruppi o a imprenditori più o meno importanti. Non solo il tentativo di acquisizione da parte della famosa finanziaria, ma anche quello di Alfonso Morrone (con Nicola Di Matteo tra i soci), dell’ex-dg unionista Bruno Iovino con i suoi amici e, ancora più clamoroso, quello di Franco Fedeli. Proprio tale imprenditore è stato l’unico, prima di adesso, ad andare a un passo dall’acquisizione del Grosseto dove i Ceri sarebbero rimasti col 49% per tre anni. Un progetto ambizioso per riportare in B il Grosseto e un occhio allo sviluppo del settore giovanile. Purtroppo, però, a tre giorni dalla firma, un imprevisto ha fatto saltare la cosa con grande dispiacere da parte di tutti. Va detto, poi, che durante quella estate c’è stato anche un interesse (ma non una trattativa) da parte di Piero Camilli mentre altri soggetti hanno trattato a lungo (più o meno da settembre a dicembre 2020). Tutto questo movimento fuori dal campo ha rischiato di condizionare la squadra, la quale, fino a pochi giorni dal via del campionato, è stata in balia delle voci di vendita e del mercato bloccato. Nonostante ciò, la rosa allestita dal ds Vincenzo Minguzzi, pur se leggermente ritoccata a gennaio 2021, è stata condotta magistralmente da Magrini al nono posto conclusivo e al secondo turno dei play-off per la B. Un risultato che ha forse illuso la proprietà di poter replicare anche tra i professionisti “il calcio a modo nostro” con un occhio al bilancio, una rosa piena di grossetani e un centro sportivo all’avanguardia. Al contrario, i mancati introiti del minutaggio, i costi dei tamponi obbligatori e i mancati incassi hanno dato la prima spallata alla gestione Ceri.
L’ATTO FINALE
Sulle ali dell’entusiasmo, per la stagione 2021-22, è arrivato a Grosseto l’esperto ds Stefano Giammarioli chiamato a ridurre il monte ingaggi, a portare giovani pagati dai club di provenienza e a completare la rosa con dei trequartisti e almeno una punta di spessore. Un miracolo riuscito solo a metà, perché i giovani individuati hanno fruttato circa 300 mila euro alle casse unioniste e tali soldi non sono stati legati al minutaggio. Oltre a ciò, gli ingaggi sono stati sensibilmente ridotti. Per l’attacco, invece, sono stati scelti Davide Arras (scuola Juve, ex-Pianese) e Simone Dell’Agnello. Soprattutto quest’ultimo non ha mai segnato molto in carriera e, tra sfortuna e infortuni, dopo l’intero girone d’andata non è andato mai in gol aggravando il problema delle marcature che ha reso il Grosseto il peggior attacco di tutti i campionati professionistici. D’altronde, perché meravigliarsi? Il budget affidato al ds è stato davvero ridotto, ma è evidente che ci sono stati degli errori di valutazione nel fare gli acquisti. Ad esempio, un giocatore come Diego Gambale (già 8 gol e 1 assist col Montevarchi) sarebbe stato perfetto per l’attacco unionista, ma probabilmente il Grosseto non si è mosso con convinzione su tale attaccante perché ha atteso altre risposte. Alla fine, proprio a causa delle ristrettezze di budget, la scelta è ricaduta su Dell’Agnello, preferito a Carmine De Sena, mentre Magrini avrebbe voluto Filippo Scardina della Pergolettese. Insomma, soldi pochi, ma in alcuni casi spesi male e così il Grifone, partito con altre aspettative, si è ritrovato e si ritrova ultimo in classifica insieme alla Viterbese. Chiaramente, la crisi economica che ha colpito il club si è acuita e dopo la visita fiscale della Covisoc i Ceri hanno capito di avere una sola scelta a disposizione: vendere il Grosseto.
NICOLA DI MATTEO
Più o meno nei giorni di Siena-Grosseto è nata la trattativa che ha portato Nicola Di Matteo e i suoi soci a presentare un’offerta d’acquisto ai Ceri. Trattativa durata poco, perché è stata versata subito una caparra (incassata a stretto giro di posta) mentre gli acquirenti hanno cominciato a organizzarsi. Tutto nel più stretto riserbo, tranne che per noi di Gs che, al corrente di ogni cosa fin da subito, in data 16 dicembre, nonostante le smentite di Mario e Simone Ceri, abbiamo voluto portare alla luce la trattativa tra l’incredulità generale e qualche battuta di scherno nei nostri confronti. Il 24 dicembre, poi, abbiamo svelato pubblicamente l’identità del compratore principale e abbiamo spiegato che era stato fatto tutto, tranne l’atto formale davanti al notaio. Quindi, dopo il rinvio al 27 dicembre, ieri, giovedì 30, si è chiusa ufficialmente la vicenda che ha sancito il passaggio dell’Us Grosseto nelle mani della holding dove Di Matteo ha l’80% delle quote, mentre il 20% restante è suddiviso equamente tra i due soci di minoranza. La nuova proprietà adesso detiene il 90% delle quote societarie, mentre il 10% è rimasto a Mario e Simone Ceri, ma quest’ultimo, durante la conferenza stampa di addio, ha già detto che uscirà definitivamente dal club.
PIERO CAMILLI
Qualcuno, dopo il nostro annuncio del 16 dicembre, ha tirato fuori il nome del manager Andrea Radrizzani tanto da far credere all’esistenza di un’altra trattativa, fatto smentito qualche giorno dopo da Mario Ceri durante l’intervista rilasciata al collega Francesco La Luna di Tv9. In realtà, c’è stata un’altra pista che ha covato sotto traccia, ma che non si è trasformata in una trattativa diretta per i motivi che proveremo a spiegarvi. Ci riferiamo alla pista che porta a Piero Camilli, il quale, visionata l’intervista-sfogo di Simone Ceri in sala stampa dopo Grosseto-Pescara 1 a 2, ci ha detto di essere pronto a rilevare il Grifone. Messaggio che abbiamo girato prontamente in Comune e poi a Simone Ceri. Va detto che Piero Camilli ha aspettato a lungo di essere chiamato (giacché non era lui ad avere bisogno), ma nessuno tra i possibili interlocutori si è fatto avanti. Alla fine, però, più o meno dopo Grosseto-Olbia 0 a 1, non essendo stata ancora formalizzata la trattativa con Di Matteo, si è innescato un movimento che ha provato a riportare Piero Camilli al comando del Grifone. Programmi chiari e ambiziosi: 100% delle quote, acquisti pesanti per la salvezza e squadra forte per tentare il ritorno in B fin dal prossimo anno. Piano piano, la voce della disponibilità VERA e REALE di Piero Camilli a salvare il Grosseto ha iniziato a spargersi anche tra molti tifosi che hanno sperato di riavere il COMANDANTE per rinverdire i fasti passati e riaccendere un amore finito male nel 2015. Il problema è stato che Mario Ceri è stato informato tardi della cosa, di fatto ad accordo già completato con il gruppo di Di Matteo, mentre il Comune, pur al corrente della disponibilità di Camilli, non essendo stato coinvolto in maniera ufficiale, ha preferito lasciare che gli eventi prendessero la piega che tutti conosciamo. Chiaramente, se l’accordo con Di Matteo fosse saltato, Piero Camilli avrebbe mantenuto la parola data e sarebbe tornato a Grosseto. I fatti, come detto, sono andati in un’altra direzione e ora non resta che attendere che il tempo parli per tutti. L’importante, però, è che non si dica che il possibile ritorno di Piero Camilli è stato un’invenzione nostra.
Manca poco alla mezzanotte ed è ora di bilanci: è stato un 2021 esaltante nella prima parte,culminato con la vittoria nei playoff 4-1 sul campo del Lecco.
Poi sono cominciate le difficoltà,
personalmente ho temuto fin da subito che le partenze eccellenti di Sicurella, Galligani, Sersanti e Boccardi (poi rientrato) le avremmo pagate care.
Purtroppo il campionato si è dimostrato subito in salita ed i problemi di natura economica spiegato e ribadito ieri da Mario e Simone Ceri hanno fatto il resto.
Una cosa è certa: nel pieno rispetto di tutte le parti in causa, leggere del mancato ritorno di Piero Camilli a Grosseto fa giungere ad una sola conclusione: PECCATO !!!!! CHE OCCASIONE PERSA!!!!!
A te Yuri complimenti, secondo me in quest’articolo hai riassunto e sintetizzato alla perfezione questi quattro anni e mezzo di storia recente biancorossa
Al nostro amato Grosseto un caro ” in bocca al lupo” per questo 2022, perché ne avrai veramente bisogno, a cominciare dalla criticita’ della classifica.❤🤍❤🤍❤
Finora noto solo il silenzio del Comune su tutta la vicenda. Il Grosseto è un bene di tutti i cittadini per tanti motivi. Perché non hanno sostenuto la candidatura di Camilli? Sarebbe opportuna una loro presa di posizione perché la verità è una sola e qualcuno sta mentendo in modo grave e preoccupante. La nostra amministrazione deve far sapere perché non ha spalancato le porte a Piero Camilli quando ha saputo che aveva interesse.
bell’articolo davvero, si sapeva che per i Ceri sarebbe stata dura mantenere la squadra in Lega Pro e dispiace per l’epilogo, ma leggere il nome del Comandante o del rivale Fedeli e poi vedere a chi siamo finiti fa ancora più tristezza. Egoisticamente spero un giorno di rivedere Piero Camilli presidente, fosse anche nel campionato di Promozione, andrebbe bene lo stesso. Io non ho alcuna fiducia in questi nuovi acquirenti, troppe esperienze passate finite male, forse han visto nel Grosseto una vacca da mungere. La Lega Pro è sempre stata un bagno di sangue e con la pandemia la cosa è drasticamente peggiorata, troppi costi, entrate scarse, solo un folle * ** ******** acquisterebbe una società di Lega Pro oggi. Ma tornando a noi scommetterei su 2/3 stagioni di vita e poi la fine.
Sicuramente il miglior articolo dell’anno.Una società Ceri/Fedeli sarebbe stata veramente la migliore soluzione .Il ritorno di Camilli avrebbe fatto discutere ma comunque ci avrebbe dato garanzie per il futuro: dall’articolo leggo che sia Simone che il Comune sapevano della disponibilità di Camilli, Mario invece è stato informato tardi…la cosa mi lascia perplesso…forse qualcuno non ha voluto il ritorno del Comandante?! Probabilmente la soluzione peggiore è quella odierna ma ormai è andata, non credo che questa società avrà lunga vita, giugno a mio avviso se non ci salviamo: possiamo solo farli lavorare e vigilare.FORZA GRIFONE