Grosseto Calcio
Us Grosseto, parla Pierangioli, dg giovanile: “Ragazzi al centro del progetto. Risultati sul campo secondari”
Grosseto Dopo avervi presentato un quadro di massima dei tecnici facenti parte del settore giovanile unionista, abbiamo pensato di conoscere meglio il direttore generale, Roberto Pierangioli, chiamato a Grosseto insieme a Ruggero Radice, responsabile tecnico. Chiaramente, a capo di tutto il progetto giovanile c’è sempre Emiliano Biliotti. Leggerete di un approccio metodologico nel quale non si parla di singoli allenatori, ma di staff tecnico, di giovani realmente al centro del progetto e dell’importanza della crescita di questi ultimi attraverso il lavoro, senza guardare ai risultati delle partite. Una piccola curiosità: il dg del settore giovanile è il padre di Tommaso Pierangioli, ex-attaccante biancorosso.
Buongiorno, Roberto. Dopo l’esperienza al Siena, questa al Grosseto. Si tratta di una sfida?
<<Buongiorno, Yuri. Ho accettato con entusiasmo l’idea di venire a far crescere il settore giovanile biancorosso insieme a Ruggero Radice. In qualità di responsabile del settore giovanile, però, c’è sempre Emiliano Biliotti, mentre Ruggero ricopre il ruolo di responsabile tecnico e io quello di direttore generale. Siamo stati chiamati dalla famiglia Ceri che crede fortemente nei giovani. D’altronde, società come il Grosseto è giusto che si creino i propri giocatori partendo proprio dal settore giovanile. Dunque, si tratta di una sfida avvincente>>.
Come funziona esattamente il progetto giovanile biancorosso?
<<Dal momento che so che desideri intervistare Radice, magari sarà lui stesso ad approfondire con te certi aspetti. Qui mi limito a spiegare in linea di massima quella che è la nostra filosofia, ovvero mettere i giovani al centro del progetto. Chiaramente, i genitori e gli allenatori sono importanti e concorrono nel percorso di crescita dei giovani, ma a noi interessano questi ultimi>>.
Idea condivisibile, ma non sempre di facile realizzazione.
<<I primi tempi sono sempre i più difficili. Quando cerchiamo di organizzare qualcosa di nuovo o proviamo a far passare un modo diverso di lavorare, le difficoltà ci sono sempre. Tuttavia, come ho appena detto, se uno crede davvero nei giovani, come fa la famiglia Ceri, non deve mai arrendersi e deve essere pronto a superare qualsiasi difficoltà. Soprattutto i primi tempi, le nostre squadre potranno andare incontro a tante sconfitte, ma il risultato dovrà essere secondario. Conta il lavoro sui giovani. Voglio e vogliamo vedere una loro crescita attraverso il lavoro fatto settimanalmente con i vari tecnici>>.
A proposito di tecnici, ieri mi è stato fornito un elenco degli allenatori del settore giovanile, ma mancano altre figure come, ad esempio, i dirigenti, i preparatori atletici e quelli dei portieri.
<<Sì, ho letto e ti ringrazio, anzi, approfitto di questa chiacchierata per spiegare alcune cose. Ovviamente, mi premurerò di completate l’organigramma che hai anticipato, ma da quest’anno vorrei che si parlasse soprattutto di staff tecnico in senso generale. Mi spiego meglio. In un settore giovanile come quello che stiamo cercando di costruire qui è inaccettabile lavorare a compartimenti stagni. Ci deve essere continuità di lavoro dalla scuola calcio alla Primavera 3. Per questo, sono restio a parlare semplicemente di allenatore e di vice, ma preferisco sentir dire staff tecnico. Ti dirò di più: vorrei sentir parlare di staff tecnico allargato perché, ad esempio, ogni allenatore verrà aiutato nel lavoro dai suoi colleghi. Certo, i vari staff tecnici si occuperanno principalmente delle squadre affidate loro, ma dovranno essere sempre disponibili a supportare e a collaborare con tutti gli altri. Solo avendo una visione d’insieme e lavorando a 360° otterremo ciò che ci siamo prefissi>>.
Concetto condivisibile e innovativo. L’importante, però, è che poi non si guardi solo al risultato…
<<Osservazione giusta, ma ti garantisco che non sarà così. Il risultato sul campo sarà un aspetto assolutamente secondario, soprattutto ora. Magari cominceremo a vedere progressi nei ragazzi da gennaio, ma il risultato, almeno fino a una certa età, non ci interessa affatto. Siamo interessati a vedere dopo ogni partita i tabellini solo per capire chi ha giocato, chi non l’ha fatto, le ammonizioni e le espulsioni>>.
Penso, però, che anche il rendimento scolastico debba essere tenuto in considerazione, no?
<<Di sicuro non vogliamo che i nostri ragazzi trascurino la scuola per giocare a pallone. Quando parliamo di crescita, intendiamo a 360°, dentro e fuori dal campo>>.