Calcio
Aspettando Diego, un incontro mai avvenuto
Era una sera di novembre 1990 quando io, giornalista praticante dell’emittente televisiva Telemaremma (ora Tv9), fui contattato da un dirigente del Napoli (campione d’Italia in carica) per sapere se fossi interessato a intervistare Diego Armando Maradona, il numero uno del calcio mondiale. L’occasione sarebbe stata il ritorno di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, partita prevista il 27 novembre 1990. Fui avvisato con largo anticipo per avere la possibilità di organizzare al meglio l’incontro. Il promotore dell’iniziativa fu mio zio materno, Graziano Galletti, grossetano doc, dirigente partenopeo e braccio destro di Luciano Moggi. Da parte mia ci fu subito l’assenso all’incontro e cominciai a pensare a cosa avrei domandato a Maradona, anzi, a Diego, quello che i tifosi napoletani consideravano (e considerano) più forte di Pelè. Mi organizzai a dovere e la mia emittente fu ben felice di mettermi a disposizione un’auto e un operatore per riprendere l’evento. L’incontro sarebbe avvenuto all’hotel Forte Crest di Firenze. Arrivati alla vigilia della partita con la Fiorentina, però, fui avvisato che Diego non ci sarebbe stato per motivi molto generici (e la vera ragione, purtroppo, fu nota qualche mese più tardi, quando arrivò la squalifica per doping). Smaltita la delusione, andai lo stesso a intervistare Moggi e tutti gli altri giocatori del Napoli (inclusi Careca e un semisconosciuto Zola). Ebbi modo anche di parlare amabilmente di calcio con il grande Italo Allodi. La partita (dopo il 2 a 1 al S. Paolo) terminò 0 a 0 e il Napoli passò il turno. Si fece buio e lasciai tornare anticipatamente a Grosseto l’operatore di Telemaremma perché volevo fare il viaggio verso casa con mio zio per discutere con lui di calcio “vero”. Prima, però, il mio parente mi portò con sé ad accompagnare Bigon alla propria auto. Fu così che ci ritrovammo tutti insieme a parlare di Maradona per circa mezz’ora. In quel periodo c’era anche la voce di un interessamento del Bayern di Monaco verso il campione argentino, ma mi fu spiegato che in realtà in Baviera Diego aveva solo trattato l’acquisto di una o più Mercedes di lusso. All’improvviso, poi, i due cominciarono a raccontarmi episodi davvero simpatici. Rammento che Bigon mi disse queste parole: <<Diego ha conservato l’anima del bambino che ama il pallone. Magari a volte non si allena per problemi fisici, ma è più forte di lui, perché se vede rotolare una palla impazzisce. Si entusiasma così tanto che sarebbe capace di giocare anche nel fango con un vestito elegante. È davvero unico. Resta fortissimo anche quando non è troppo allenato>>. A quel punto, mio zio guardò il tecnico azzurro e aggiunse: <<Mister, sappiamo tutti com’è fatto Diego. A volte non si allena, ma poi la sera va a giocare a calcetto al Vomero con gli amici e magari, tutti insieme, terminano la serata in qualche locale. Facciamo finta di non saperlo, ma quando accade, veniamo subito informati. Vince le partite da solo anche se non è allenato>>. Insomma, alla fine mi sembrò di aver un po’ avvicinato Maradona. Questo, però, attraverso i racconti fattimi, restò il mio solo “contatto” con EL DIEZ, il dieci per eccellenza, non esattamente quello che avevo sperato e così, il giorno dopo, realizzai un servizio sul Napoli e lo intitolai “Aspettando Diego”.