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Le piante si nutrono con il percolato da discarica: la rivista scientifica internazionale “Journal of Environmental Management” pubblica lo studio sul progetto di fitorimedio di Sei Toscana
La sperimentazione, portata avanti dallo spin off accademico Pnat fondato da Stefano Mancuso, è attualmente in corso presso la discarica di Cornia nel comune Castelnuovo Berardenga
Il progetto “Beyond the landfill 4.0” promosso da Sei Toscana, con Acea Ambiente e Scapigliato nell’ambito del contratto di rete Aires, è stato oggetto di un’importante pubblicazione sulla rivista scientifica internazionale “Journal of Environmental Management”.
Si tratta del progetto, cofinanziato dal Mise e dalla Regione Toscana, per un investimento complessivo da 16 milioni di euro, che studia come le piante (in particolare faggi e salici) possano, attraverso impianti di fitorimedio, depurare il percolato di discarica.
Il “Journal of Environmental Management” è una rivista internazionale peer review per la pubblicazione di ricerche originali relative alla gestione dei sistemi ambientali e al miglioramento della qualità ambientale.
Il progetto è portato avanti dal punto di vista scientifico dallo spin off accademico Pnat, dell’Università di Firenze, fondato dal neurobiologo vegetale di fama internazionale Stefano Mancuso. L’obiettivo è quello di smaltire in modo del tutto naturale il percolato, uno dei residui liquidi più difficili da depurare sia per il carico inquinante che per la sua variabilità nel tempo. Il percolato trae origine dall’infiltrazione d’acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi presenti in discarica e, ad oggi, la sua depurazione avviene prevalentemente all’esterno delle discariche che lo inviano, con autocisterne, a impianti autorizzati al trattamento. Il tutto con costi molto elevati, sia da un punto di vista economico che ambientale. Il progetto di Sei Toscana invece potrebbe segnare una svolta epocale nella gestione di questa tipologia di rifiuto.
“Siamo convinti – spiega l’Ad di Sei Toscana Marco Mairaghi – che questa nuova tecnica possa rappresentare una svolta importante, una volta trasferita in ambito industriale, perché è molto più sostenibile sia a livello ambientale che economico. I costi infatti sono molto più contenuti rispetto alle tecniche di bonifica convenzionali. Il risultato inoltre ha un valore ecologico e estetico nettamente superiore che comporta anche un maggiore gradimento da parte dei cittadini”.
La sperimentazione dell’impianto per la fitorimediazione del percolato, iniziata nel 2017 presso la discarica di Terranuova Bracciolini gestita da CSAI, è attualmente in corso presso la discarica chiusa di Cornia, nel comune Castelnuovo Berardenga (Siena).