Calcio
Editoriale – Sostenere sempre più Paolo Mangini per la modifica del Protocollo in caso di positività al Covid-19
Firenze – Cresce la preoccupazione in tutta Toscana per il numero di casi di Covid-19 che stanno colpendo alcune zone in particolare della nostra regione.
In settimana il caso evidente è stato quello di Chianciano, dove la squadra del paese, la Virtus ha visto un giocatore risultare positivo, provocando come effetto e come da protocollo la quarantena per tutti i giocatori anche della squadra avversaria, la Poliziana.
Ricordiamo infatti che gli organi di amministrazione del calcio, nonostante tutti i protocolli redatti, possono fare poco di fronte alla positività di un atleta. La palla passa alle autorità sanitarie competenti, che applicano la classica procedura dell’isolamento fiduciario di 14 giorni: viene fatto un primo tampone all’inizio e un secondo (ed ultimo) a fine isolamento. Soltanto con due tamponi negativi (e dopo aver passato obbligatoriamente 14 giorni in isolamento fiduciario), si può riprendere tutte le attività, che siano sportive, sociali o lavorative.
La “battaglia” che sta portando avanti il presidente del CRT, Paolo Mangini, che dura da settimane si sta facendo sempre più “pressante” anche perchè adesso di tempo non ce ne è molto.
Proprio sabato ai colleghi di Calciosenese.it ha dichiarato:
“Mi preme dire che la Toscana è una regione che come le altre ha un protocollo, che in caso di positività di un calciatore, vanno in quarantena tutti i componenti delle squadre che sono scesi in campo.
Nessuna regione ha un protocollo diverso, forse solo il Friuli Venezia Giulia, si distingue per alcuni dettagli. Prima con l’assessore regionale, Saccardi, poi con l’attuale presidente regionale, Giani, ho chiesto delle modifiche che consistono nel far effettuare i tamponi entro tre giorni a tutti i calciatori che sono stati a contatto con il giocatore positivo e se tutti risultassero negativi allora le squadre naturalmente potranno scendere in campo nel turno successivo”.
Adesso però non c’è più tempo ed è necessario avere risposte perchè in altre province molte società non sono più disposte a correre il rischio per giocatori, dirigenti ed allenatori di finire in quarantena per più di un occasione con il rischio di perdere il lavoro.