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Sicurezza, giovani e urbanistica. Il triplice fallimento di Vivarelli Colonna

Servono politiche integrate di sicurezza urbana.Non è necessario ricorrere alle statistiche sulla criminalità per capire che la situazione, in città, è peggiorata visibilmente”.

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Se domandassimo ai grossetani se condividono questa affermazione, credo che sarebbero in tanti ad alzare la mano. E come dar loro torto? In fondo basta scorrere le cronache degli ultimi mesi, o anche solo ascoltare le parole dell’Assessore alla Sicurezza che in una recente intervista ha alzato bandiera bianca ammettendo, con disarmante sincerità, di ricevere ormai “decine di segnalazioni che ogni giorno giungono da ogni angolo della città”.

Peccato però che quell’affermazione non è stata pronunciata oggi da qualche polemico consigliere di opposizione, ma è contenuta nel programma elettorale con il quale Vivarelli Colonna nel 2016 si candidò a Sindaco, e fu il suo cavallo di battaglia.

Grosseto, in realtà, non era il Far West nel 2016, e non lo è neppure oggi. E’ però una città che negli ultimi anni è cresciuta senza un’idea integrata di sviluppo, necessaria a tenere insieme le esigenze urbanistiche con le istanze sociali, e questo ha fatto emergere una serie di criticità capaci di pregiudicare quella qualità della vita che, storicamente, era stato il nostro fiore all’occhiello.

Volendo sarebbe fin troppo facile mettere il Sindaco di fronte alle tantissime promesse mancate sul tema della sicurezza. Solo per dirne un paio, l’aumento (non realizzato) dell’organico della Polizia Municipale o l’introduzione (non realizzata) del servizio notturno di vigilanza. E poteva andar pure peggio se non fosse venuta in soccorso di Vivarelli Colonna la Regione Toscana, che ha finanziato telecamere e vigili di prossimità.

Il problema tuttavia è ben altro e ben più grave, e sta in un’idea di sicurezza concentrata in modo esclusivo su logiche di interventismo emergenziale che, tanto per capirsi, bene che vada servono a chiudere la stalla quando i buoi sono già usciti.

Oltre a selfie e promesse c’è molto altro che un’amministrazione comunale può e deve fare. Innanzitutto realizzare politiche integrate che tengano insieme sicurezza sociale, riqualificazione urbana e interventi di natura culturale, educativa e di sostegno al piccolo commercio. Si chiama ‘sicurezza urbana’, ed è cosa distinta e complementare rispetto alla ‘sicurezza pubblica’, che compete prioritariamente allo Stato.

Si pensi alle baby-gang che hanno scelto la loro ‘sede’ sulle Mura, in certi casi mettendo a repentaglio anche l’incolumità delle persone. Non siamo più alle romantiche scorribande contro i ‘tripolini’ di bianciardiana memoria, e pensare di agire come fosse un normale problema di ordine pubblico è quanto di più sbagliato e inefficace possa farsi. Perché non avremo mai sufficienti agenti per controllare ogni angolo e, soprattutto, perché chi ha la responsabilità di una comunità deve farsi carico del disagio che sta dietro certi fenomeni e affrontarlo creando reti e percorsi tra tutti gli attori del territorio: famiglie, scuola e servizi educativi, servizi sociali, terzo settore, associazioni sportive e luoghi di cultura.

Purtroppo il tema del disagio giovanile è completamente sconosciuto al nostro Sindaco. Si pensi che tra i 137 punti del suo programma di mandato, o tra le 459 pagine del Documento di Programmazione 2021-2023, che certifica risultati e obiettivi di governo, al disagio giovanile non è dedicata neanche una riga, e dopo quattro anni di governo registriamo su questo versante un unico progetto degno di nota, ‘Street’s room’, peraltro realizzato dal COESO.

Allo stesso modo non c’è da stupirsi se le Mura vengono percepite e quindi vissute alla stregua di una periferia, con il Bastione Maiano abbandonato ai vandalismi a dispetto dell’ennesima promessa (mancata) di Vivarelli Colonna, che si era impegnato a realizzarci un punto ristoro e un centro culturale.

Considerazione analoghe per le scelte urbanistiche, parte integrante di un efficace sistema di sicurezza urbana. Pensiamo a via Roma e alle sue problematicità, per le quali il Sindaco è stato addirittura costretto a emanare, su sollecitazione della Questura, un’ordinanza urgente per la chiusura anticipata delle attività commerciali. Quell’ordinanza è scaduta il 30 agosto. E ora? Su quell’area, così come su molte altre, mancano completamente progetti di riqualificazione e rigenerazione capaci di renderle nuovamente attrattive, sia a livello residenziale che commerciale, ed evitare il riprodursi di fenomeni di marginalizzazione che possono anche sfociare in episodi di criminalità.

Al contrario questa Amministrazione va avanti tappando i buchi e, peggio ancora, perseguendo la volontà di urbanizzare ancora altre aree periferiche, realizzando nuovi supermercati ed espandendo gli insediamenti residenziali “verso il mare e verso il Parco” – come è stato affermato –, il che non potrà che provocare una recrudescenza di quei processi di svuotamento e desertificazione di cui già soffrono molti quartieri della città.

E dire che la Regione Toscana vanta una delle legislazioni più avanzate in tema di sicurezza urbana, che va di pari passo con gli investimenti operati nel settore. Solo nell’ultimo quinquennio la Regione ha impegnato sui territori, compreso il Comune di Grosseto, quasi 70 milioni di euro tra videosorveglianza, sostegno alle polizie locali, progetti sperimentali di sicurezza urbana integrata e riqualificazione urbana.

E’ quello che è stato definito il ‘Modello toscano’, che Vivarelli Colonna e i suoi assessori non hanno saputo, o voluto, recepire. E le conseguenze, oggi, le scontiamo tutti noi.

Carlo De Martis, Capogruppo Lista Mascagni Sindaco nel Consiglio comunale di Grosseto

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