Grosseto Calcio
Us Grosseto, occorrono garanzie per il futuro
Non ci vuole molto per capire che il Grosseto è sul punto di essere ceduto, anche perché la cosa è diventata di dominio pubblico dal momento in cui il presidente biancorosso, Mario Ceri, in conferenza stampa e anche ai nostri microfoni, ha detto di avere una trattativa avviata con un gruppo serio. Ieri, poi, c’è stata la fumata grigia dopo il primo incontro de visu tra le parti, cui ne seguirà almeno un secondo per capire se andare avanti per concludere la trattativa oppure chiudere ogni discorso.
Come abbiamo già anticipato, gli eventuali nuovi soci di maggioranza verranno qui e, di fatto, stravolgeranno l’organigramma societario. Via ds e allenatore, via alcuni calciatori, a rischio il dg (al quale potrebbe essere proposto di rimanere nel ruolo di segretario) e poi ci sarà da vedere chi rimarrà tra i tecnici del settore giovanile.
Certo, chi paga comanda, è normale, ma è anche giusto che il Grosseto finisca in buone mani.
Va detto, poi, che gli umori di Mario e Simone Ceri al termine dell’incontro di ieri con i possibili compratori ci sono sembrati molto differenti. Infatti, mentre Mario si è detto soddisfatto e fiducioso, Simone ci è parso più diffidente.
Chiaramente, non si tratta di entrare nel merito delle cifre in ballo, ma di pretendere, come piazza, delle garanzie. Sì, perché i tifosi biancorossi (pochi o tanti che siano) hanno il diritto di sapere con chi eventualmente avranno a che fare.
La garanzia per il Grosseto e i sostenitori unionisti è rappresentata dai Ceri, i quali, proprio perché grossetani e innamorati dei colori biancorossi, cercheranno la migliore soluzione possibile.
Dunque, se Mario dice che i possibili acquirenti sono seri e che hanno un fatturato di 150 milioni di euro annui, perché dubitarne?
Tuttavia, se uno ha intenzioni serie, può tranquillamente versare in anticipo – come garanzia – la cifra concordata presso un notaio e poi iniziare a parlare.
Non solo, ma arrivare in una nuova società e fare piazza pulita a prescindere, senza tenere in considerazione ciò che funziona può rappresentare un grosso boomerang.
D’altronde, se certi meccanismi vanno bene, perché cambiarli per forza?
Se uno ha progetti ambiziosi, esce allo scoperto e si mostra alla piazza, alla città e alla stampa dicendo da chi è composto il gruppo, proprio per sgomberare il campo dai dubbi.
Non è mancanza di fiducia, ma Grosseto ha pagato pesantemente l’esperienza arabo-americana e se è arrivato dove è adesso è perché due “matti” (in senso affettuoso, sia chiaro) come Mario e Simone Ceri si sono assunti l’onere (e l’onore) di rilanciare la gloriosa Unione Sportiva Grosseto.
Dunque, prima di parlare di stravolgimenti societari, forse è meglio che i possibili nuovi proprietari del Grifone si informino a fondo su chi sta lavorando bene per concedere a chi se lo merita una conferma, perché, lo ripetiamo, cambiare tanto per farlo non produrrà effetti positivi.
A mio avviso l’unica garanzia per il futuro è rappresentata dalla famiglia Ceri a prescindere dalla categoria. Vederli cedere sarebbe una grande sconfitta per la città che perderebbe l’occasione di veder proseguire un progetto sano, basato sui giovani grossetani.Un gruppo di fuori città, pur solido e facoltoso, non avrebbe vita lunga in una città che non recepisce e non restituisce nulla…
I meriti della famiglia Ceri sono sotto gli occhi di tutti ed i fatti parlano per loro, finalmente siamo ritornati serie “C” ma la famiglia Ceri ha chiesto sostegno per affrontare il campionato professionistico, messaggio che purtroppo non avuto riscontro.
È chiaro che nessuno può chiedere ai Ceri di mettere a rischio la propria attività lavorativa in nome del calcio, quindi è normale che si stiano guardando intorno per trovare degli acquirenti affidabili per cedere l’us Grosseto.
Questo perché adesso adesso abbiamo tutti i requisiti per fare calcio vero:
Bilancio a posto, centro sportivo e squadra in serie “C”.
Ho ascoltato attentamente l’intervista di Mario Ceri e mi è sembrato ottimista sull’esito della trattativa, staremo a vedere.
Ma è chiaro che se si vuole creare interesse, entusiasmo e creare sul serio giocatori “in casa” è fondamentale restare in serie “C”.
I campionati dilettanti checché se ne dica, non interessano agli sportivi, quindi cerchiamo di cavalcare l’onda, poi vedrai come aumentano le presenze allo stadio!
Chi ha lavorato bene?ad oggi ,mi pare ovvio dalla rosa e da tutto il resto che hanno lavorato in pochi!!!by
Chi conosce Grosseto e i grossetani (e io ahimé li conosco per ragioni anagrafiche da un bel po’) non può non sapere che è illusorio e impensabile un progetto di rinascita e crescita del calcio biancorosso che presupponga e confidi in un sostegno sostanziale da parte dell’ imprenditoria locale e in stuoli di tifosi disposti ad abbonarsi. Ciò detto, questo è il dilemma: è preferibile accontentarsi di vivacchiare tra Eccellenza e serie D o assistere ad un intervento esterno (che quasi sempre inizialmente si configura come un salto nel buio) e ambire a qualcosa di (molto?) più importante? In passato questo “intervento esterno” si è verificato – se ci limitiamo ai casi più significativi – tre volte: in due casi è andata male, anzi malissimo (vedi ciò che accadde a metà degli anni 90 e nel 2015), in uno è andata di lusso e siamo arrivati a sfiorare la promozione in serie A, anche se poi, come spesso accade, abbiamo dovuto constatare che non c’è rosa senza spine e che talora i sogni, al pari dei grandi amori, finiscono nel peggiore dei modi. Adesso non ci resta che incrociare le dita e attendere gli sviluppi di una situazione che al momento, dal mio angolo visuale, è tutto tranne che chiara e suscita una certa inquietudine.
Viste tutte le tue perplessità Juri, ti faccio io una domanda: “Perché venire ad investire a Grosseto e nel calcio a Grosseto?”
Una città dove l’economia non ha grossi imprenditori e le realtà maggiori sono l’ospedale, l’areoporto e la caserma dei Savoia, una città di 82000 abitanti che a stento arriva a 500 abbonati, una città che pensa di essere ma non è, basta vedere fino dove arrivano le autostrade o la linea ferroviaria o esempio migliore come è sfruttato l’areoporto! Quindi mi chiedo chi fattura 150 milioni di euro che interessi ha ad investire a Grosseto!
Forse Simone queste domande se le è poste e per questo ha dei dubbi!