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Sport, Salute e Benessere: parliamo di idrokinesiterapia
GROSSETO. Nuovo appuntamento con la rubrica “Sport, Salute e Benessere” curata dal Centro Vasari di Grosseto. Buona lettura.
Non solo alle terme o al mare – le immersioni in acqua sono sinonimo di benessere e piacere per la maggior parte di noi. Forse per l’alleggerimento del senso di gravità, forse per un ricordo inconscio dell’inizio della nostra vita in ambiente amniotico… quasi sempre l’acqua evoca sensazioni piacevoli. Questo vale per la maggioranza delle persone senza particolari problemi di salute, ma ancora di più per chi, a causa di qualche malattia o trauma, fatica a muoversi senza dolori o altri impedimenti. Un esempio fra tutti è l’artrosi con il suo imperativo terapeutico di movimento senza caricare il peso sull’articolazione compromessa. Come farlo meglio che in acqua?
L’idrokinesiterapia, ovvero il ‘movimento in acqua’, si pratica in acqua a 32-34°C, possibilmente in una piscina con pavimento di diverse altezze tra 110 e 170 cm ed oltre, in modo da variare l’incidenza della forza di gravità sul corpo. Sotto l’effetto della pressione idrostatica e della resistenza idrodinamica si manifestano i fenomeni di compressione (“effetto calza elastica”), galleggiamento (immersione fino all’ombelico = 50% del peso terrestre), resistenza e turbolenza (proporzionali alla velocità di movimento).
Le controindicazioni assolute per l’idrokinesiterapia sono alcune cardiopatie gravi, ipertensione arteriosa grave, flebiti ed infezioni polmonari attive; inoltre esistono alcune controindicazioni relative e temporanee.
Le indicazioni terapeutiche sono prevalentemente ortopediche, reumatiche e neurologiche e comprendono, tra l’altro, l’osteoporosi, distorsioni, fratture, ernie discali, l’artrite reumatoide, l’artoprotesi e l’emiplegia. In caso di fratture ossee degli arti inferiori, ad esempio, sarà possibile anticipare il carico e quindi verticalizzare il paziente con un anticipo da 1 a 4 settimane. La rieducazione in acqua sarà comunque sempre considerato come parte di un progetto riabilitativo individuale e viene spesso integrato con altre scelte terapeutiche, come terapie fisiche, strumentali o lavoro ‘a secco’.
In acqua per lo più si utilizzano esercizi attivi, facilitati eventualmente dal terapista o dall’utilizzo di sussidi e dalle spinte idrostatiche. Nelle fasi successive del trattamento, le resistenze offerte dal mezzo acquoso e dai sussidi saranno sfruttati per il lavoro contro resistenza. Gli esercizi vengono proposti a seconda della situazione individuale del paziente, spesso impiegando vari attrezzi come salvagenti, tubi, tavolette, cavigliere, pesi etc.
L’esperienza che la persona però vive in piscina è sicuramente un’esperienza di tipo olistica che, oltre ad aspetti fisici, comprende la sfera cognitivo-psicologica e sensoriale. Il rilassamento, la facilitazione dovuta all’ambiente microgravitazionale e l’essere immersi nel mezzo acquoso dà alle persone una capacità di “sentire” se stessi ed il proprio corpo in una condizione di rilassamento e motoria particolare ed unica.