
Calcio
Inchiesta GS: continua la diatriba tra chi allena con il patentino e chi è senza

GROSSETO. Inizia oggi il nostro viaggio nel mondo degli allenatori per andare ad analizzare uno dei problemi che ogni anno si ripropone in maniera sempre più accesa. C’è chi fa il tecnico senza patentino, magari utilizzando un prestanome e chi invece in regola.
Il nostro obiettivo è ascoltare le ragioni da ambo le parti e mettere luce su una vicenda spinosa.
FAVOREVOLI. Naturalmente sono favorevoli a far rispettare le regole in maniera rigida gli allenatori in regola, ossia coloro che hanno partecipato con molti sacrifici e non solo economici al corso tecnico. Molti di loro non hanno una panchina, “derubati” a loro giudizio di chi occupa una posizione tecnica senza averne diritto. Insomma la classica situazione tipica italiana: il non rispetto delle regole.
CONTRARI. Tutti coloro che invece non hanno fatto il corso per vari motivi, i principali quelli legati al lavoro e alla mancanza di tempo. “L’esperienza arriva dal campo e dall’aver fatto il giocatore e non certo da un esamino sui banchi di scuola”, questa è la loro risposta per le maggiori accuse che ricevono.
CASI. Molti sono i casi ormai arcinoti che ogni anno sono oggetto di discussione. Corti-Guscelli a Castel del Piano, Lenzi a Montorgiali, Criscuolo-Galeotti a Vetulonia tanto per citarne alcuni. Ma la situazione più critica avviene nei settori giovanili e nelle scuole calcio.
ASSOCIATI. Molti sono gli associati AIAC che chiedono al presidente maggior rigore e controllo nel rispetto delle regole che vengono spesse calpestate.
Nelle prossime puntate ai nostri microfoni i diretti interessati di uno schieramento e dell’altro.
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