Calcio
Batte forte il vecchio cuore biancorosso. Ritrovo di ex giocatori del Grosseto a Marina
A Marina di Grosseto, presso il bagno Nettuno dell’ex Cherubini, si sono dati appuntamento molti nomi noti delle vecchie glorie dell’Us Grosseto, stagioni 1973-74 e 1974-75. Verrebbe da dire che, proprio quando tutto intorno al Grifone il cielo si fa grigio e minaccioso e le sue sorti appaiono così incerte, è un tuffo nel passato a regalare un raggio di luce. All’incontro hanno presenziato: Ore, giocatore dei campionati anni ’60, Balestrelli, Schiaretta, Ciolli, Pezzopane, Zauli, Maiolino, Brezzi, Cherubini, Russo, Marchetti, Pacicchi, Ciolli, Di Prospero, Agostini, Marini, Machetti, Ciavattini, Bucalossi R., Rosi, Cappanera, Ciacci, Cacitti e Noletti (che qui ha chiuso la sua carriera ed è stato il ds per quasi tre anni). Presente anche Mannini dello staff medico del tempo e Osti, segretario di quegli anni. Un pomeriggio dedicato ai ricordi, da parte di chi ha indossato la casacca biancorossa. In alcuni casi, persone che si sono ritrovate dopo oltre 30 anni. Un mix di emozioni, racconti di aneddotti, accaduti dentro lo spogliatoio e in campo. Sfottò e battute al vetriolo, scandite da fragorose risate. Anni in cui il Grosseto militava in Serie C ed era una squadra di tutto rispetto che incrociava gli scarpini con le corazzate di Pisa, Arezzo, Modena e Parma, solo per citarne alcune. Un calcio che non c’è più e che in questo pomeriggio di giugno ha fatto ritrovare chi in quegli anni ha fatto sognare i tifosi grossetani. Dopo aver trascorso piacevolmente con loro un pomeriggio, tra improbabili torelli, sotto gli sguardi divertiti dei turisti presenti, abbiamo colto l’occasione per intervistare Gilberto Noletti, “Jimmy” per gli amici. Ex di Juventus e Milan, In rossonero ha disputato 4 stagioni formando con Pelagalli la coppia dei terzini, giocando, fra l’altro, l’edizione 1963 della Coppa Intercontinentale, persa dai rossoneri contro il Santos di Pelé e aggiudicandosi la Coppa Italia 1966-67.
Allora Gilberto, tu vivi a Vecchiazzano, piccolo Comune della provincia di Forlì, da moltissimi anni, ma il richiamo per Grosseto è sempre forte. Dunque, oggi, una giornata particolare, una rimpatriata, un’emozione sicuramente intensa, no?
<<Sì, molto bella. A me ha fatto molto piacere aver rivisto tante persone che conoscevo e con cui ho avuto modo di giocare insieme, nel bene nel male, nella gioia di una vittoria e nel male di una sconfitta. È stato bello perché uno ad uno ho riconosciuto le emozioni che ho trovato in ognuno di loro. Soprattutto ho cercato di guardarli dritti negli occhi per riconoscere le emozioni. Visti così, non avrei riconosciuto nessuno. Ritrovarsi dopo così tanto tempo, in fondo anche i tratti somatici sono cambiati. Aver vissuto questa giornata a Grosseto, dove sono stato nove anni, mi è piaciuto per essere potuto rientrare in un contesto di sport, che tra l’altro non è usuale. Sono stato al gioco, e paradossalmente non mi interessava niente del calcio, ho accettato per ritrovare le persone, rivisitare con loro le esperienze e condividerle con loro>>.
Con qualcuno di loro hai giocato insieme, ma in alcuni casi molti erano giocatori che hai avviato tu come direttore sportivo. Un’emozione che è apparsa anche dai racconti dei più giovani di allora, che ti ricordavano come l’artefice del loro primo trasferimento da Grosseto ad altre società.
<<Sì, ribadisco, è stato bello. Proprio tra i più giovani c’è stata un’adesione a ritrovarsi e nello stesso tempo ho visto proprio nei loro occhi quel giusto sapore di amicizia e di stima. È una cosa importante, è quello che conta>>.
Ricordiamo ai i nostri lettori che sei arrivato a Grosseto dopo una carriera importante, che ha avuto alti e bassi dovuti ad un grave infortunio. La dimensione della squadra di provincia, quella che hai trovato a Grosseto, è un’esperienza che hai ritrovato da altre parti, magari ad altri livelli o qui ti ha lasciato qualcosa in più?
<<Vedi, si deve partire dal presupposto: <<Cosa sono io?>> Ti dico la verità. Quando sono arrivato al calcio di provincia, in un calcio inferiore a quello dove ero stato, mi sono trovato a mio agio. Ho capito, in fondo, in fondo, che potevo essere identificato, per la persona semplice che ritenevo di essere. Qui ho capito che potevo essere me stesso, ritrovarsi tra persone semplici, i miei genitori sono contadini, quindi non a caso sono venute fuori le radici. Può darsi che in alcune circostanze, il mio carattere mi ha fatto sembrare diverso, perché io ho un carattere molto forte. In fondo, giocare a certi livelli, o ti calpestano o vieni fuori. Non mi sono fatto calpestare ed è venuta fuori la mia meritocrazia che doveva esserci e per quello sono stato al Milan e alla Juventus. Poi, però, un incidente mi ha tolto dalla testa, dall’orizzonte e dal cuore questo che in fondo avevo. Nella dimensione di un calcio di provincia, ho riscoperto invece le mie origini anche grazie alla famiglia, i figli ed adesso da nonno e devo la mia ritrovata serenità all’incontro con Dio>>.
Al termine della tua esperienza di direttore sportivo a Grosseto, non ti sei più occupato di calcio. In questi anni hai continuato a seguire le sorti del Grifone?
<<Naturalmente sì, sono sempre documentato sui risultati del Grosseto, anche se seguo il calcio con distacco non essendone più parte da molto tempo>>.
Quindi l’invito di oggi ti ha comunque colpito? Qui a Grosseto il ricordo di Gilberto Noletti è ancora molto scolpito, in chi ha ovviamente qualche anno in più, sia come calciatore che come persona.
<<Quando ho accettato l’invito non ho pensato a questo fatto, ma mi ha colpito l’entusiasmo di trenta ragazzi che hanno giocato con me e che con me hanno condiviso questo momento di gioia. Il bello di questa giornata è questo, il rapporto autentico dell’amicizia che prescinde dal calcio in sé per sé>>.
Chi è Ore ?
Ore, Zecchini, Palazzoli, Sicurani, Magni….
Forse sei troppo giovane per conoscere Ore! Mi ricorda le prime partite che andavo a vedere allo stadio con mio babbo. Si parla degli anni ’60. Giocava ala destra, era piccolo e veloce ed era soprannominato “trottolino”.
Ho avuto poi il piacere di giocarci insieme un anno a Scansano in 2a categoria verso la fine degli anni settanta, era ormai quarantenne e giocava libero. Lo ricordo volentieri come alfiere di un calcio che non esiste più e che sicuramente era molto più pulito.
Io lo ricordo a Casteldelpiano dove, venuto via dal Grosseto, ha giocato per diversi anni: per me, diciottenne alto e magro, era praticamente impossibile togliergli il pallone in allenamento…
Un gran giocatore e una persona di una semplicità unica.
Ore era insegnante di educazione fisica mi pare, scansanese. Bravo nel dribbling, come tutti i piccoli dal passo breve. Ricordi lontani. Bravissima persona.
Piuttosto nella foto non vedo il grande Mannini, massaggiatore eccelso, con il quale ho lavorato per diversi anni quando divenni medico del Grosseto. Grande amico dei giocatori e intelligente personaggio.
Franco, il Mannini non si vede perchè quando ad ora tarda si sono messi in posa, qualcuno era scivolato via richiamato da impegni. Ma c’era ed era in gran spolvero. 😉
Grande il Balestra
Davvero una bella iniziativa!! da ripetere sicuramente ed allargare, perché no, anche a noi tifosi che da sempre soffriamo ed incitiamo a gran voce i colori biancorossi!! FORZA GROSSETO