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Calcio

Cacitti: che battaglia a Volterra!

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Marco Cacitti (1956) oggi allena la Berretti del Gavorrano ma è anche una delle bandiere del Grosseto, avendo militato a più riprese con la squadra biancorossa ed essendosi seduto sulla panchina unionista per Quattro anni.

– Come giungesti in Maremma?

Era il 1975 e mi portò in prova lo stesso allenatore che l’anno prima aveva portato a Grosseto Tullio Pezzopane.

– Come ti trovasti a Grosseto?

Ero giovane e mi trovai subito bene. Il primo anno giocai solo 16 partite: la mia stagione fu condizionata da una infezione dovuta ad una ferita ad un piede.

– Per quanto tempo rimanesti in biancorosso?

Rimasi al Grosseto per Tre anni. I primi Due anni ci salvammo bene e raggiungemmo posizioni tranquille di metà classifica, poi il terzo venne allestita una squadra giovane e ci ritrovammo nella neonata serie C2.

– Nel 1978 terminò la tua prima esperienza grossetana.

Andai a giocare in C1 a Benevento e rimasì là per Cinque anni, intervallati da una stagione a Giulianova ancora in serie C1. Nel 1983 passai alla Reggina e restai in Calabria fino al 1985, quando tornai a Giulianova. Dopo una stagione passai al Novara e nel 1988 ritornai a Grosseto, dove mi ero ormai stabilito da tempo con la famiglia.

– Nel 1988 iniziò il tuo secondo periodo con i Torelli.

Fu Romano Sebastiani, che allora era Direttore Sportivo, a contattarmi e tornai. Il primo anno conquistammo la promozione in Serie D con la vittoria dello spareggio di Livorno contro la Sestese: fu una partita molto tattica, la risolse un gol di Pannini.

– Quella era una buona squadra.

Sul piano tecnico sì. Subimmo poche reti in stagione, perché avevamo una bella difesa, ma in quel periodo si vivevano situazioni particolari sul piano societario.

– Inevitabilmente, un pensiero va al “caso Pinton”.

Posso dirti che capimmo che quella era una situazione davvero strana, che c’era qualcosa che non tornava, era un personaggio un po’ strano…

– Per un periodo ti ritrovasti a fare, di fatto, da direttore sportivo.

Eh si! Nel 1990-91 non mi limitavo a giocare ed a fare il capitano, ma organizzavo le trasferte e feci da direttore sportivo. L’anno dopo venne Carpenetti come direttore sportivo, così tornai a fare soltanto il calciatore. Quello fu il mio ultimo anno con la maglia del Grosseto.

– Nel 1992 terminò la tua carriera di calciatore.

Praticamente sì. Nel 1992-93 mi chiamò alla Massetana Enzo Galli per un paio di mesi, poi presi il patentino ed iniziai la mia carriera di allenatore.

– Sei rimasto Quattro anni sulla panchina del Grosseto.

Tornai in biancorosso da tecnico nel 1996, l’anno del grande duello con la Volterrana. Le sfide con la squadra di Volterra sono rimaste memorabili: nella partita che disputammo nella cittadina pisana successe di tutto. I tifosi ci lanciarono addosso qualsiasi cosa ed in panchina rimasi soltanto io…

– Anche l’anno seguente venne raggiunta la promozione attraverso gli spareggi.

Arrivammo alle spalle del Cascina e fummo costretti agli spareggi prima con il San Quirico e poi con il Renato Curi Pescara. La partita di andata finì 0-0, mentre il ritorno a Grosseto fu una gran battaglia. Tra loro c’era Fabio Grosso, ma anche altri giocatori che avrebbero fatto strada nelle categorie superiori. Vincemmo 2-1 grazie ad una doppietta di Stefano Ferri e festeggiammo con una cena a Marina di Grosseto a cui erano presenti anche alcuni tifosi amici della squadra.

– A quella cena era presente il supertifoso Renzo Bellini.

Renzo era il numero uno. Come voleva bene lui al Grosseto, non glielo voleva nessuno. Era un amico.

– Quale pensi sia stato il miglior calciatore che hai allenato a Grosseto?

Non so dirti chi è stato il mio più forte compagno di squadra quando giocavo, ma tra quelli che ho allenato indico Mirko Pieri. L’ho allenato per Quattro anni e dal 2000 ha fatto il grande salto in serie A rimanendo a quei livelli per tanti anni.

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