Calcio
Valvani: Camilli parlava di Serie A e mi sembrava fantascienza
Michele Valvani (1975) ha vissuto in maglia biancorossa gli anni del presidente Moretti e le prime stagioni della presidenza Camilli dando un validissimo apporto al ritorno del Grifone nelle serie professionistiche. Tuttora è uno dei calciatori maggiormente ricordati dalla tifoseria grossetana e, comenel caso di altri ex-torelli, la sua carriera ha avuto una appendice maremmana con il Gavorrano fino al 2007.
– Hai giocato col Grosseto dal 1997 al 2002, sotto la presidenza Moretti e sotto quella di Camilli, in Eccellenza ed in Serie D. Cosa porti dentro di te di quelle stagioni?
Del periodo del Presidente Moretti ricordo l’atmosfera dei playoff promozione che giocammo contro il San Quirico e contro il Renato Curi Pescara. Tuttora rivedo nitidi gli sguardi “spiritati” di Lagordi, di Bogi e di Montorsi prima dell ingresso in campo. Fino a quel momento, nessuno di noi si era giocato tanto in carriera.
Ricordo anche i voti sul giornale tutti i Lunedì…e chi li aveva mai visti? Una volta, Giancarlo Mallarini scrisse in una mia pagella “Impalpabile come il borotalco, un ectoplasma”…che ricordi!
Del Presidente Camilli ricordo la molta stima che aveva nei miei confronti e mi dispiace molto non avergli saputo dimostrare la mia gratitudine sul campo. Avevo 27 anni ed ero consapevole che seppure giocassi ancora in serie D, avrei dovuto iniziare presto a lavorare: mi guardavo intorno in quel senso e, inconsciamente, il calcio non era più il primo dei miei pensieri.
– Eri considerato un difensore goleador dai tifosi grossetani, soprattutto nel 1999-2000 in cui mettesti a segno Quattro reti in 28 partite. Concordi con questa definizione?
Ogni tanto capitava di buttarla dentro però, tolta quella stagione, sinceramente mi sembra di aver visto sempre poco la porta.
– Oltre al Grosseto, quali sono state le tue squadre?
Ho diviso la mia carriera principalmente tra Promozione, Eccellenza e Serie D con le maglie di Cuoiopelli, Grosseto e Gavorrano.
– Come si concretizzò il tuo arrivo in Maremma?
Ero più che in parola con il Cecina, che quell’anno avrebbe giocato contro il Grosseto, ma mi chiamò il Direttore biancorosso di allora, Stefano Osti, ed arrivai al Grifone. Per chi ha sempre militato nelle categorie dilettantistiche, giocare per la squadra di una città è motivo di grande orgoglio e così è stato per me col Grosseto: quando mi è arrivata la chiamata di Osti non ci ho pensato un attimo.
– Il Grosseto in quegli anni sognava il ritorno nei professionisti, avresti mai pensato di vedere la squadra biancorossa in serie B?
A quei tempi nessuno pensava alla serie B. Ricordo che tutta la tifoseria avrebbe voluto riconquistare solo la serie C2 ingiustamente negata con la vicenda Anzidei. All’epoca, questo sarebbe stato il top. Il Presidente Camilli in uno dei primi incontri che avemmo ad Acquapendente disse: “Vedi, io ho le spalle per fare la serie A. Ossia, io questa squadra ce la voglio portare in serie A”. Mi sembrava fantascienza, eppure se non ci fosse stato di mezzo il “fattaccio” dell’Ardenza….
– Parlando con altri ex-unionisti è emerso spesso che alcuni giocatori abbiamo raccolto in carriera meno di quanto avrebbero meritato.
Posso citarne anche io un paio con caratteristiche opposte, ma destini calcistici simili: Gerry Cavallo, personalmente lo ritengo in assoluto il più talentuoso giocatore che abbia visto giocare: non aveva paura di niente ed era dotato di piedi sopraffini. Secondo me, il suo limite è stato essere una persona generosa e sensibile come se trovano poche, forse troppo per un mondo che ha come unico obiettivo il risultato e il profitto.
Il secondo è Samuele Bogi: con il suo strapotere fisico, la sua dedizione, la sua disciplina tattica penso che sia un mistero come non possa essere arrivato in serie B con il Grifone.
– 27 Settembre 1998. Il Grosseto affronta in casa il Latina e vince 1-0 grazie ad un rigore di Bindi al termine di una partita difficile sia in campo che sugli spalti.
Di quel giorno ricordo bene la soddisfazione per la vittoria che ottenemmo e la grande gioia dello stadio al Novantesimo.
– Ricordi il tuo esordio e la tua ultima partita in biancorosso?
L’esordio fu con l’Isola d’Elba. A parte qualche spezzone, l’ultima mia partita intera con il Grosseto fu la vittoria che ottenemmo con la Colligiana in casa. Era l’esordio in panchina di Andreazzoli, rientravo da un lungo infortunio ed ebbi la fortuna di segnare il gol-partita.
– Sono molti i giocatori che, come te, dopo aver lasciato il Grosseto sono rimasti in Maremma. Cosa ha di speciale questa terra?
Sebbene sia tuttora molto legato a Pisa, che è la mia città, credo che in Maremma io abbia trovato un affetto ed un aiuto che altrove mi sarei soltanto sognato. Per questo motivo, voglio concludere questa chiacchierata salutando gli amici maremmani e rivolgendo un grosso in bocca al lupo a tutta la Grosseto che segue sempre la squadra.