Calcio
Antonaci: il 1995-96 fu un anno drammatico
Estate 1995, 31 Luglio 1995, un titolo sul Televideo: “Grosseto e Vastese escluse dalla C2”. In un attimo si materializzano timori, paure ed incubi dei tifosi biancorossi: il 14 Maggio precedente avevamo scherzato, non era successo nulla, il Grosseto non aveva vinto il Campionato Nazionale Dilettanti. Il Grosseto era retrocesso con Cinque punti di vantaggio sulla seconda squadra in classifica.
Roba da non credersi, roba da stropicciarsi gli occhi, roba da non augurare nemmeno al peggior nemico. Eppure era la verità e quel titolo la sbatteva in faccia con tutta la crudezza del caso: Grosseto e Vastese escluse dalla C2.
Iniziava così per il Grifone una fase di grande incertezza tra speranze di rimanere almeno nel CND e l’incubo peggiore, scivolare in Eccellenza.
Ai primi di Agosto, la sentenza: l’incubo peggiore era realtà. Da quel momento, prendeva il via la stagione più incredibile della storia centenaria dell’Unione Sportiva con Mister Lamberto Pazzi unica certezza intorno ad un gruppo che cambiava volto quasi ogni settimana tra calciatori che andavano e che venivano.
Sembra un film dell’orrore, uno di quelli che la notte si mescolano al sonno in un dormiveglia carico di tensione, ma è storia. Ripercorriamola insieme ad uno dei calciatori che vissero a Grosseto quella annata surreale, Roberto Antonaci.
– Il 1995-96 è stato un anno particolare per il Grosseto.
Fu davvero un anno particolarissimo, a partire dal fatto che all’inizio non sapevamo nemmeno in quale categoria avremmo giocato. Anche sul piano personale fu una stagione molto sfortunata a causa dell’infortunio al menisco: fui costretto ad operarmi Due volte.
– Sei ancora in contatto con qualche tuo compagno di allora?
Sono ancora in contatto con ArmandoVirgilio e Francesco Lacchè, che è venuto addirittura a giocare con la sua squadra al mio paese natale in provincia di Benevento. Mi sento ancora con Sabatino Cilli e mi vedo con Tomeo, che gioca ancora, a Vasto dove vivo attualmente. Quest’ultimo, tra l’altro, a Grosseto venne soltanto in prova e poi non fu tesserato.
– In quella squadra militava anche un giovane Mirko Pieri.
Ricordo bene Pieri: era un giovane promettente ed ha avuto il giusto riconoscimento del suo valore con una bella carriera.
– C’è qualche partita che ricordi in particolare con la maglia del Grosseto?
La partita che ricordo con più affetto è quella con il Cuoiopelli che fini 1-1 grazie ad un mio gol su punizione. Ho ancora il video di quell’incontro, lo conservo con piacere.
– Come si concretizzò il tuo arrivo a Grosseto?
Arrivai tramite un procuratore, di cui adesso mi sfugge il nome. Quell’anno vivemmo una situazione economica che definire drammatica è poco. Facevamo grandissimi sacrifici anche soltanto per spostarci da Marina di Grosseto, dove vivevamo, allo stadio per gli allenamenti. Si parlava di nuove possibili cordate in arrivo, ma tardarono ad arrivare.
– Grosseto è stata un flash sfortunato, ma la tua carriera è stata molto lunga e ricca di successi.
Ho iniziato in C1 e C2 con il Benevento, poi mi sono rotto i legamenti e, come si dice in questi casi, “addio sogni di gloria”: c’erano il Torino e la Fiorentina che mi seguivano, ma sfumò tutto.Militai altri Tre anni in C2 con la Turris, per poi ritornare a Benevento in serie D.
In seguito ebbi una piccola parentesi in Serie B con l’Acireale allenato da Mister Papadopulo in cui giocava Walter Mazzarri, con il quale avevo legato molto. ma dopo il ritiro e le amichevoli si ingarbugliò la situazione e non riuscii a firmare il contratto per colpa di un nuovo infortunio.
Mancavano appena Due giorni alla chiusura del mercato ed ebbi difficoltà a trovare squadra perché i vari dirigenti credevano che avessi firmato con la squadra siciliana. All’ultimo tuffo riuscii ad andare soltanto in D al Nardò.
Nella massima serie del calcio dilettantistico ho indossato anche i colori dell’Ebolitana, del Lagonegro, del Policoro, della San Giovannese, della Puteolana e del Ragusa per poi scendere in Eccellenza a Vasto dove giunsi a Novembre e vincemmo il campionato.
Sempre a Novembre, ma dell’anno successivo, passai alla Rosetana ancora in Eccellenza e vincemmo sia il campionato che la Coppa Italia; l’anno seguente giocai a Francavilla, poi a Novembre risalii in serie D vestendo la maglia della Casertana.
Scesi poi di nuovo in Eccellenza con il Petacciato, sfiorando i play-off, poi giocai al Montenero in Molise vincendo ancora il campionato. Sempre in terra molisana, ho vinto il campionato di Promozione con il Mafalda per poi andare al San Salvo, una squadra di Chieti: il primo anno disputammo un campionato tranquillo, ma al secondo anno ottenemmo la vittoria ed il secondo posto con gli Juniores che avevo iniziato ad allenare.
A quel punto, iniziai la mia carriera di allenatore con gli Juniores nazionali della Vastese, poi in Eccellenza con il San Salvo ed il Real San Salvo. Lo scorso anno ho raggiunto la salvezza in Eccellenza e la vittoria nel campionato juniores con il Vasto Marina ed, al momento, sono in attesa di sistemazione.
– Come faceva il tecnico Lamberto Pazzi a gestire quelle situazioni così difficili?
Il mister Pazzi era una grandissima e brava persona che certamente non poteva fare miracoli in quella situazione, ma la passione per il calcio ed il buon gruppo che si era creato ci facevano andare avanti. Riuscimmo a resistere in quel clima difficilissimo, ma alla fine non si poté più andare avanti: giocavo con il menisco rotto perché l’operazione non era andata bene ed era bravo il nostro massaggiatore Ciccio Tognelli a mettermi ogni tanto del liquido al ginocchio per farmi andare avanti.
Rimasi in campo fino all’amichevole di Gennaio contro il Brescia, dopo la quale decisi di fermarmi: vista una mancanza di garanzie economiche e considerata la mia situazione fisica, decisi a malincuore di andare via. A fine stagione vidi che il Grosseto era retrocesso e rimasi molto dispiaciuto perché, secondo me, non era una cattiva squadra.
– Ad un certo punto della stagione si aggiunse Ivano Salvati, che giocò pochissimo, nell’attacco unionista.
Ricordo bene Salvati. Quando giocavo in C con la Turris era un mio tifoso e mi fece piacere incontrarlo come compagno di squadra a Grosseto. Giocò pochissimo perché ebbe subito problemi alla schiena.
– Dirigenza inesistente o quasi, situazione difficile sotto molti punti di vista. Come vivevate voi giocatori quella stagione? La situazione era davvero così difficile come appariva all’esterno?
Ribadisco che quella era una buona squadra, ma la situazione era molto più drammatica di quel che si vedeva dall’esterno. Il gruppo dei giocatori era sempre voglioso di allenarsi e giocare, ma quando manca la dirigenza attorno alla squadra i problemi si amplificano e tutto crolla su se stesso.