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Calcio

Sorrentino: chi merita, deve giocare

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Questa settimana il viaggio alla scoperta degli ex calciatori unionisti ci porta indietro alla stagione in cui il Grosseto conquistò la promozione in serie B: a sottoporsi al rito delle nostre domande è, infatti, l’attaccante Tonino Sorrentino (1985) che visse in Maremma Due stagioni a cavallo tra il Gennaio 2006 ed l’Estate del 2007.

– Nel tuo curriculum spiccano i tuoi esordi con la maglia del Parma in cui militavano campioni affermati.

A Parma ci sono cresciuto sia come uomo che come calciatore nel periodo dal 1997 al 2003, con una appendice nel 2004. Nella città ducale ho trovato un ambiente sano che mi ha permesso di migliorare molto sotto vari punti di vista: quel cambiamento nella mia vita, per me che ero un ragazzo proveniente da una realtà ben diversa che non offriva molti sbocchi al Sud, rappresentò un grande trampolino di lancio. Con la maglia parmigiana ho avuto l’occasione di esordire in Serie A ed in Coppa UEFA, ma anche di allenarmi con campioni come Frey, Gilardino ed Adriano, allora all’apice della propria carriera e questa non è una cosa che capita a chiunque nella vita.

– Come è proseguita la tua carriera?

Nel 2003 andai a giocare ad Avellino per poi tornare a vestire la maglia parmigiana. Successivamente ho militato nel Catanzaro, nel Grosseto, nel Perugia e nella Cavese per interrompere la mia carriera a causa di un incidente quando militavo nel Sud Tirol.

– Come si concretizzò il tuo passaggio al Grosseto?

A Catanzaro c’era qualche problema e si presentò questa opportunità che colsi al volo: fu una scelta giusta perché le mie ambizioni personali furono ripagate con una finale playoff persa con il Frosinone e con la vittoria del campionato, ottenuta l’anno successivo nella sfida di Padova.

– Padova, 13 Maggio 2007.

Arrivammo a quella sfida molto carichi e convinti di vincere: Mister Cuccureddu ci aveva dato la mentalità vincente e questo fu decisivo per ottenere quel successo. La sera prima della partita rimanemmo svegli fino a tardi, ma non perché avessimo paura dell’avversario: eravamo carichi, concentrati e non vedevamo l’ora di scendere in campo. Non ci fu partita, li demolimmo: ricordo tutto nitidamente e non potrò mai scordare l’emozione di vedere la città impazzita con lo stadio stracolmo al nostro arrivo con il pullman. Al rientro non ci aspettavamo così tanta gente, lo Zecchini così pieno non si era mai visto e fu bellissimo vedere tutta la città coinvolta in questa grande festa: quel giorno a festeggiare c’era anche molta gente che non era mai venuta alle partite e fummo contenti di regalare questa gioia proprio a tutti i grossetani.

– Grosseto cosa ha rappresentato per te?

Mi sono trovato bene in Maremma e conservo ancora tanti amici a Grosseto, tra cui molti ex compagni di squadra a partire dal Capitano Gianni Di Meglio che adesso è nello staff tecnico della squadra unionista.

– Il momento del Grifone non è dei migliori.

Seguo ancora le vicende del Grosseto e capisco l’amarezza che si sta vivendo in Maremma: l’invito che rivolgo ai tifosi unionisti è quello di restare uniti e continuare a sostenere la squadra anche in questa fase non facile.

– In pochi sanno che, quando eri a Grosseto, frequentavi anche lo Jannella.

E’ vero! Mi piace tutto lo sport e sono un appassionato di baseball. Quando ero a Grosseto frequentavo lo Jannella e sostenevo la squadra mescolato in mezzo al pubblico.

– Adesso di cosa ti occupi?

A causa di un incidente ho dovuto interrompere la mia carriera di calciatore, ma fortunatamente ho trovato una persona che mi ha dato la possibilità di lavorare in una azienda e mi ritengo fortunato. Ho un figlio, a cui voglio molto bene, e credo che sia importante avere un lavoro: con i tempi che corrono, non è cosa di poco conto.

– L’ultima domanda riguarda un aspetto del calcio attuale: Cosa ne pensi della questione legata all’età media nel calcio della Lega Pro?

Quando eravamo a Grosseto in serie C1 non c’erano età media, quote under ed altre situazioni del genere: chi era bravo, giocava indipendentemente dall’età. Sono contrario a tutti questi artifici e credo semplicemente che chi è bravo debba giocare.

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