Calcio
Delvecchio a Gs: “Grosseto indimenticabile. Mi mancherete”
Grosseto. Diciamocelo: era inevitabile che finisse così, ovvero con Delvecchio di nuovo a Lecce in cambio di D’Ambrosio. Certo, volendo la società biancorossa avrebbe anche potuto trattenere il buon Gennaro, ma la verità è che non c’era più spazio per il suo contratto “pesante” (se rapportato a quello dei compagni) e per le sue 35 primavere. Rispetto a Som, però, andato via tra l’indifferenza generale, Delvecchio lascia già qualche rimpianto, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche per quello che concerne i rapporti umani. Una persona vera, in un mondo troppo spesso fatto di gente finta (e a Grosseto di persone false ne abbiamo viste passare a iosa). Non a caso, come promessoci, non appena ha saputo di lasciare il Grifone, Delvecchio ce l’ha comunicato e ha voluto concederci questa intervista, che non sarà un suo testamento sportivo, ma che tratteggia in poche righe un uomo di altri tempi, oltreché un professionista esemplare.
Allora, Gennaro, ci siamo. Lasci il Grosseto e torni al Lecce.
<<Sì, è proprio così. Si tratta di uno scambio con D’Ambrosio, che arriverà qui senza aver rescisso col club salentino>>.
Di questa esperienza col Grosseto, cosa ti resta?
<<Tanto amaro in bocca. Siamo retrocessi pur essendo un’ottima squadra dal punto di vista tecnico, a dimostrazione che nel calcio non esistono regole scritte. Abbiamo iniziato male e finito peggio. Davvero un peccato, perché Grosseto e il Grosseto meritavano e meritano un futuro più importante di quello attuale. Aggiungo di essere certo che se avessimo fatto un campionato dignitoso, magari salvandoci, avrei terminato la mia carriera qui, come desideravo che accadesse. Vado via, invece, per i motivi che tutti sappiamo. D’altronde, la società ha deciso di seguire la linea giovane>>.
Lecce e Grosseto hanno obiettivi ed aspettative differenti. Come le giudichi?
<<Parto dal Lecce. Diciamo che nel mio nuovo club ci sono i nomi, quelli importanti, ma è anche vero che la piazza è rimasta bruciata dall’esperienza traumatica dello scorso campionato. Non basteranno Miccoli, Delvecchio e compagnia bella per vincere il torneo. Occorrerà creare un gruppo coeso, in modo da diventare una cosa solo con l’allenatore, i tifosi e la città. Comunque, prima fammi tornare in Salento e poi, magari, saprò essere più preciso. Ad ogni modo, è chiaro che il Lecce non può non ambire a vincere il campionato. Relativamente al Grosseto, invece, posso dirti che necessita di 2 o 3 rinforzi per diventare una squadra davvero competitiva. La difesa, però, è a già posto: D’Ambrosio, Tedeschi, Terigi e Legittimo. Scusa se è poco! Direi che sulla carta è proprio un reparto solido e singolarmente si tratta di giocatori piuttosto bravi. Per l’esperienza che ho accumulato, posso garantirti che avere una difesa forte, in un campionato particolare come quello di Prima Divisione, è importantissimo. Il centrocampo e l’attacco, poi, sono buoni, ma manca qualcosa. A centrocampo, ad esempio, credo che servirebbe un uomo di qualità e fantasia, perché complessivamente si tratta di un reparto parecchio fisico e muscolare. In attacco, poi, penso che dovrebbe trovare spazio anche una punta con un certa esperienza e col fiuto del gol>>.
Si può dire che nel tuo ritorno in giallorosso è stato determinante Moriero?
<<Sì, fortemente determinante. Mi ha voluto in tutti i modi. Mi conosce bene. Mi stima, come uomo e come calciatore. Logicamente, sono orgoglioso di ciò e spero di poter ricambiare tanta fiducia nei miei confronti>>.
Ora che hai conosciuto Camilli, che cosa pensi di lui?
<<Camilli, te lo ricordo, è stato uno dei motivi per i quali ho accettato – senza pensarci – di venire a Grosseto. È un grandissimo imprenditore e, conoscendolo lontano dai riflettori, ho potuto apprezzarne anche il notevole spessore umano. Credo che le vicende del processo sportivo e l’estate infernale che gli hanno fatto passare siano riuscite davvero a ferirlo e demotivarlo. È un vincente, tanto nella vita che nel calcio. Non a caso, in entrambi i campi ha sempre fatto cose importanti. Francamente, non so come si muoverà in futuro, ma dagli la possibilità di fare qualcosa, di perseguire un obiettivo e lui lo centrerà, stanne certo. Lo scorso anno non è riuscito nell’intento di salvare la squadra per mille motivi. E’ stata proprio una stagione maledetta per lui e per noi. Comunque, credimi, Camilli è davvero uno con degli attributi enormi>>.
Ti concedo spazio per il tuo saluto finale, visto che mi hai detto di tenerci tanto.
<<Beh, lascio a Grosseto un pezzo del mio cuore. Non è una frase fatta. Tu, ormai, mi conosci (e la voce di Delvecchio si fa palesemente tremula ed emozionata, ndr). Vivere qui è stata una fortuna. È una città straordinaria per la qualità della vita, dove io e la mia famiglia, nonostante l’annata balorda dal punto di vista professionale, siamo stati davvero felici. È un luogo perfetto per vivere, te lo dice uno che ha cambiato molte città. Fantastica anche la gente, che mi ha accolto e mi ha voluto bene. Ti dico solo che quando sono andato via da Genova, sponda Samp, non ho sentito il bisogno di lasciare la gente doriana, che mi adorava, con un messaggio di commiato; qui, invece, sento forte il desiderio di dire quello che ho provato e sto provando. Non ci crederai, ma il fatto di ricevere applausi e incoraggiamento dai tifosi unionisti nonostante la retrocessione è stata una delle emozioni più belle e forti della mia vita. L’ultima di campionato, quando ho fatto il giro del campo e la gente mi applaudiva, ero emozionatissimo. Negli ultimi tre mesi di campionato, poi, ho sentito di essere riuscito a trasmettere l’immagine del vero Delvecchio, quello che mette l’aspetto umano davanti a quello professionale. La gente mi ha fermato per strada, mi ha parlato, incoraggiato, spronato a non mollare, sempre con un calore e una cordialità unici. Hanno capito che sono un uomo vero e la loro riconoscenza per il mio impegno, nonostante la retrocessione, è stata una grandissima vittoria personale. Dal punto di vista professionale, non c’è cosa più importante di questa. Dunque, i tifosi biancorossi, la città e il Grosseto rimarranno un ricordo straordinario e gratificante. Ti dirò di più: chissà che un giorno tu non mi veda tornare, magari sotto altre vesti. Ciao a tutti. Mi mancherete>>.
Ci lascia un uomo vero, uno con gli attributi. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e devo dire che è stato un grande piacere confrontarmi e avere a che fare con lui. Lo ripeto: grande uomo e bella persona. Spero che vinca il campionato e gli auguro tanta felicità e tanta fortuna. Ciao Gennaro!
Mah, che vi devo di’, io mi ricordo Del Piero, Nedved, Camoranesi,Trezeguet che quando la Juve è scesa in serie B sono rimasti a giocare nella serie inferiore, il paragone sarà azzardato, ma ‘sta storia mi convince il giusto. Non ce l’ho con Delvecchio (che, ad esempio, avrebbe potuto anche giocare un po’ meglio), ma sono tutto meno che convinto di questa vicenda e ho notato che anche voi di Gs forse pendete un po’ troppo dalle sue labbra. Tanti bei discorsi, ma poca sostanza si e’ avuto da un giocatore che se pur da gregario ha fatto un’ottima carriera professionistica e che qui a Grosseto si è distinto più per le belle parole che per le giocate in campo e di questo me ne dovete dare atto.
Concordo col pugile, gran politico (a roma dicono paraculo)non ricordo nessuna sua prestazione degna di nota, voi?